17 luglio 1918: Viene giustiziato Nicola II, l’ultimo zar
3 min di letturaFu l’ultimo esponente della dinastia imperiale Romanov, famiglia sul trono di Russia dal 1613 al 1917. Nikolaj Aleksandrovic Romanov, nacque il 18 maggio 1868, primogenito di Alessandro III e Maria Fëdorovna. Nel 1894 con la morte del padre Alessandro III, Nikolaj diventò zar di tutte le Russie con il nome di Nicola II e sposò Alice D’Assia e di Renania, che convertì il suo nome in Aleksandra Fëdorovna e dette al marito cinque figli: Olga, Tatjana, Marija, Anastasija e Aleksej Nikolaevic.
La prima fase del regno dell’Imperatore e Autocrate di tutte le Russie, zar di Polonia, granduca di Finlandia e di Lituania, giusto per elencare alcuni degli infiniti titoli del sovrano, fu caratterizzata da una sensibile ripresa economica del paese e dall’inizio dei lavori della transiberiana, la ferrovia che vide impiegati circa novantamila uomini, molti dei quali ridotti ai lavori forzati. Nicola II, infatti, non si dimostrò mai sensibile alle misere condizioni di vita dei suoi sudditi e neanche nei riguardi della loro cultura, considerando che attuò un processo di “russificazione” mirante a riunire in un’unica lingua tutte le varie etnie del suo sconfinato territorio.
In seguito alla disastrosa guerra contro il Giappone (1904-05), il popolo si mosse contro il suo regime, ma Nicola II istigò la polizia zarista che represse duramente la folla protestante: in 200 caddero durante gli scontri. Da quel giorno lo zar fu chiamato “Nicola il Sanguinario”. La figura di Nikolaj Aleksandrovic continuò a essere impopolare e a questo contribuì il sopraggiungere del mistico Grigorij Rasputin che, dopo esser stato interpellato dalla zarina Aleksandra per curare il figlio Aleksej affetto da emofilia, diventò una sorta di consigliere privato dei Romanov plagiando giorno dopo giorno l’imperatrice.
In seguito al circolare di voci relative al rapporto troppo intimo tra Rasputin e le donne di casa Romanov, all’ingresso russo nella Prima Guerra Mondiale e allo scoppio della rivoluzione russa, il consenso verso lo zar crollò definitivamente. Il 2 marzo 1917 Nicola II fu costretto ad abdicare rifugiandosi nel castello di Carskoe Selo con la famiglia. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre e l’ascesa al potere di Lenin, la famiglia reale fu trasferita prima in Siberia e poi a Ekaterinburg, sugli Urali, dove il Soviet locale, vedendo avanzare l’Armata Bianca sempre fedele all’ormai ex zar, decise di giustiziare Nicola II e tutta la sua famiglia.
Incaricato a organizzare la soppressione reale fu Jakov Jurovskij, commissario della Čeka, la polizia politica sovietica, archetipo del futuro KGB, che si servì di un gruppo di ex prigionieri di guerra austroungarici.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 l’intero nucleo famigliare fu condotto nello scantinato della casa di Ekaterinburg nella quale erano stati inviati. Jurovskij lesse la sentenza di condanna e il plotone sparò senza indugi. Il primo a cadere fu Nicola II, poi toccò alla zarina Aleksandra, seguita dal cuoco Charitonov, dal medico Botkin, dall’inserviente Trupp, dalla dama di compagnia Anna Demidova e dai cinque figli. Furono soppressi anche due cani appartenenti alle granprincipesse Anastasija e Tatjana. I corpi furono condotti all’esterno per poi esser denudati, depezzati, buttati in una vecchia miniera e dati alle fiamme.
Nel 1990 parte dei loro resti (eccetto quelli dello zarevic Aleksej e di Marija identificati solo nel 2008) furono ritrovati in una fossa situata in un bosco di betulle nei pressi di Ekaterinburg. Le impronte genetiche e il DNA proveranno l’identità dei cadaveri. Ottant’anni dopo, il 16 luglio 1998, la famiglia imperiale viene inumata a San Pietroburgo nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. Con l’abolizione della monarchia, Nicola II sarà ricordato come l’ultimo zar di tutte le Russie.
Antonio Pagliuso