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20° anniversario dei fatti di Genova, in occasione del G8 del 2001

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20° anniversario dei fatti di Genova: un morto, quasi seicento feriti, oltre duecento persone arrestate, circa cinquanta miliardi di danni, questo il terribile bilancio di quei giorni bui

Comunicato stampa

Quegli eventi che Amnesty International ha definito la più grande sospensione dei diritti democratici in Occidente dopo la seconda guerra mondiale mentre la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha classificato le violenze contro i manifestanti come tortura.

Un morto, quasi seicento feriti, oltre duecento persone arrestate, circa cinquanta miliardi di danni: questo il terribile bilancio di quei giorni bui.

Nessuno di noi potrà mai dimenticare l’immagine del ventitreenne Carlo Giuliani colpito a morte in piazza Alimonda.

La morte di Carlo segna l’inizio della fine. Il 21 torna la guerriglia. Nella notte la polizia fa irruzione nella scuola Diaz dove dormono alcuni manifestanti. Il blitz si trasforma in un massacro, un pestaggio indiscriminato. Molti ragazzi sottoposti a fermo, portati alla caserma di Bolzaneto, verranno picchiati e torturati. Le terribili immagini della scuola Diaz non potranno mai essere cancellate dalla nostra memoria e rimangono una ferita aperta finchè non sarà fatta piena luce con assoluta trasparenza sulle responsabilità.

Quella ferita torna a sanguinare ogni volta che i diritti umani, nel nostro Paese, vengono calpestati. Penso alla vicenda del carcere di Santa Maria Capua Vetere: anche lì chi doveva rappresentare lo Stato ha sospeso la sua più alta funzione di rieducare e di tutelare e si è trasformato in carnefice.

Le responsabilità individuali devono essere accertate e condannate con  fermezza ma c’è una responsabilità collettiva che ci impone una riflessione e ci impone, soprattutto, di rimanere vigili: la democrazia è una conquista sempre fragile che non bisogna mai dare per scontata.

La nostra democrazia ha gli “anticorpi” per combattere questi fenomeni, ne sono certo. La presenza del premier Draghi e del Ministro Cartabia proprio a Santa Maria Capua Vetere nei giorni scorsi è il segnale tangibile che lo Stato c’è e non arretra di fronte al proprio dovere.

Ricordare i fatti di Genova, allora, significa ribadire con forza la presenza dello Stato a fianco dei più deboli e portare avanti le giuste rivendicazioni di quei ragazzi che 20 anni fa credevano che “un altro mondo è possibile”.

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