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25 aprile nel ricordo di Tina Anselmi. La scelta di stare dalla parte giusta in una democrazia fragile

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“Nessuna conquista è definitiva”. Sono passati quasi sei mesi dalla scomparsa di Tina Anselmi, che ha lasciato questa vita il 1 novembre dello scorso anno, all’età di 89 anni.

25 Aprile Tina AnselmiIl primo 25 aprile senza di lei, inizia con le sue parole, il ricordo della sua figura e del suo impegno. E si badi bene: non per un fatto meramente celebrativo o per aggiungere cerimonia su cerimonia o citazione su citazione, a una giornata che già ne è sufficientemente piena. Niente di tutto questo.
Ricordare la staffetta partigiana Gabriella oggi per passare dalla cerimonia all’impegno civile concreto e quotidiano, per capire cosa significa fare dello spirito del venticinque aprile la linfa vitale del servizio nelle istituzioni, nella vita pubblica, nel mondo del lavoro, in ogni campo dell’agire sociale.
Il 25 aprile ci richiama alla realtà e all’attualità delle parole dell’Anselmi, ricordate nel libro autobiografico “Storia di una passione politica” scritto da Anna Vinci, presentato poco più di un mese fa proprio qui a Lamezia: ci ricorda che le conquiste della Resistenza non sono definitive, che non basta issare una bandiera per proclamare la libertà, non basta la possibilità di recarsi alle urne per gloriarsi di vivere in una democrazia.
E che le conquiste dei diritti e delle libertà, che trovano nella Resistenza e poi nella Costituzione repubblicana le loro radici, non siano definitive lo tocchiamo con mano ogni giorno. Tocchiamo con mano ogni giorno quella che, sempre Tina Anselmi, chiamava la “fragilità” della democrazia che degenera fino a svuotare nei fatti valori, principi e battaglie che sono costati il sangue di milioni di donne e di uomini uccisi negli anni della Resistenza.
Tocchiamo con mano una democrazia “svuotata” da logiche clientelari che condizionano il voto dei cittadini fino a privarne la libertà. Dagli interessi privati che predominano sulle esigenze della collettività, dall’abbraccio mortale tra chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica e chi lavora per aumentare il proprio profitto.
Una democrazia indebolita da una politica che vive sui social, che si autogratifica a suon di slogan, mentre nei luoghi in cui si decide sulla vita delle persona cede il posto e lascia le chiavi ad alti interessi, ad altri poteri non legittimati dai cittadini.
E tutto questo non avviene sul piano dell’ipotesi, non è questione di filosofia politica, ma avviene vicino a noi. Quanto è emerso nelle scorse settimane riguardo alla Sacal, la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia, dal mercanteggio delle opportunità di lavoro per i giovani alla politica piegata ai giochi di potere di pochi imprenditori, è rappresentazione plastica di una democrazia che, se già è fragile in tutta Italia, è fragilissima alle latitudini calabresi, svuotata nei fatti da diritti mercanteggiati come favori, dal lavoro ridotto a merce di scambio, sulla tavola di interessi e di giochi di potere e di pochi.
Celebriamo un 25 aprile ricordando, con le parole di Tina Anselmi, che le conquiste non sono definitive, che i colpi di Stato non si fanno solo con i carri armati, che la democrazia può diventare fragilissima e addirittura spezzarsi.
Celebriamo una festa di Liberazione che sia di nuovo, come lo fu per la staffetta Gabriella, un scelta, individuale e collettiva, di stare dalla parte giusta. Ogni giorno.

Salvatore D’Elia

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