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26 gennaio 1917, Giuseppe Ungaretti s’illumina d’immenso

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È la mattina del 26 gennaio 1917, l’alba di una nuova giornata di guerra sul fronte italiano del Carso. A Santa Maria la Longa, in provincia di Udine, il volontario Giuseppe Ungaretti scrive la sua celebre composizione poetica “Mattina”. “M’illumino d’immenso“, questo il contenuto della brevissima ed ermetica lirica composta una mattina di cento anni fa da Ungaretti.
Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandra d’Egitto da genitori italiani originari di Lucca. Fu proprio la città egiziana e l’infanzia trascorsa lì a indurre nel bambino Giuseppe l’amore per la poesia. Trasferitosi in Francia, il poeta iniziò a collaborare per alcune riviste e a frequentare gli ambienti letterari. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Ungaretti decise di arruolarsi come volontario partecipando alla campagna interventista e, quando il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra, si unì al 19º Reggimento di fanteria della Brigata “Brescia”.

Sul Carso iniziò a redigere un taccuino di poesie. All’alba del 26 gennaio del 1917 Ungaretti, ispirato dall’immensità del giorno, dallo stretto contatto con l’assoluto che sopravvive agli orrori della guerra, vergò questa breve ma intensa composizione. La famosissima poesia, il cui titolo originario era “Cielo e mare”, riflette una pausa di ritrovata serenità fra gli orrori della guerra, un momento di fiducioso abbandono al sentimento di armonia con la natura. L’immensità dell’infinito respirata anche in uno dei periodi più tragici del ‘900.
Giuseppe Ungaretti morì a Milano, nella notte tra il 1° e il 2 giugno del 1970, per una broncopolmonite.

Antonio Pagliuso

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