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Al Maggio dei Libri “La terra del ritorno” di Giusy Staropoli Calafati

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Parte dal saluto dell’assessore alla cultura della città di Lamezia Terme Graziella Astorino la presentazione del libro di Giusy Staropoli Calafati “La terra del ritorno” (Pellegrini editore), appuntamento inserito nel calendario de Il Maggio dei Libri, rassegna organizzata dal Sistema Bibliotecario Lametino in collaborazione con la Biblioteca Comunale e il Comune lametino.

Incalzata da Domenico Calafati, coordinatore dell’incontro, l’autrice analizza il romanzo passo dopo passo iniziando dal titolo: «Il ritorno è la più estrema forma di viaggio – dice la Staropoli Calafati –, un viaggio che gusti doppiamente» così come accade ai protagonisti della storia, a partire dal principale Turi Nassi, un professionista che lavora al nord, soddisfatto delle sue esperienze altrove, ma sempre attratto dalla prospettiva di un ritorno a casa, sensibile al richiamo della terra d’origine. Una terra che aspetta. «La terra ha tante voci – prosegue la scrittrice – e bisogna stare attenti ad ascoltarle tutte».
Ruolo centrale ne “La terra del ritorno”, opera vincitrice del Premio Letterario “La Giara” per la regione Calabria, è quello assunto dalla madre di Turi, Rosetta, descritta come una donna che prova in ogni modo a contentare la famiglia, che sacrifica tutta se stessa per dare una occasione ai propri figli, tanto da venir paragonata da Turi a una santa.

Nel romanzo, dalle cui pagine trapela il suo amore incondizionato per la Calabria, Giusy Staropoli Calafati riserva una dedica a Saverio Strati, lo scrittore originario di Sant’Agata del Bianco vincitore nel 1977 anche di un Premio Campiello, ma poi finito dimenticato nell’oblio della letteratura. «Volevo scrivere una storia attraverso la quale riportare Strati nella sua terra»; una scelta dovuta alla sua “calabresità” caratterizzata dalla più assoluta lealtà e tenacia.

In una futuro sempre più complicato da decifrare, la scrittrice di Briatico, molto attiva anche nelle scuole, propugna «l’essere orgogliosi del proprio senso di appartenenza, riappropriarsi delle proprie radici, fare esperienze assaporando il bene, il meglio». E conclude: «I giovani esistono al Sud, e il Sud vive dentro loro».

Antonio Pagliuso

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