Quando la poesia faceva pubblicità: un sonetto di Tropea
3 min di letturaNon c’è bisogno di cercare isole sperdute nel Mediterraneo o lontanissime mete tropicali!
Nel nostro sud Italia c’è già tutto quello che possiate desiderare: sole, mare, divertimento e bella gente!
E se pensate che non sia sufficiente, allora gambe in spalla per visitare la magnifica Costa degli Dei, dove verrete folgorati dall’acqua di smeraldo di Capo Vaticano e da tanti altri tesori inesplorati della nostra incontaminata e fascinosa costa calabra.
Fin qui lo spot: tuttavia pochi sanno che mezzo millennio fa erano i sonetti ad attirare la gente proprio come fa la pubblicità oggi; solo che, tra i generi, giusto per rilevare la differenza, è più resistente il verso lirico, anche perché la letteratura è il migliore carosello da sempre.
Vediamone uno:
Liete campagne, ombrosi colli ameni
tranquillo mar, ampio arenoso lito,
vaghe isolette e dilettoso sito
che la gentil Tropea nel grembo tieni.
Verdi giardini, di diletto pieni,
col sen di fiori e frutti ognihor fornito;
aire fatto più chiaro e colorito
da quei begli occhi, più che ’l sol sereni.
Piova in voi il ciel gioia e piacer eterno,
mentre havran pesci l’onde e mentre fia
calda l’estate, humido e freddo il verno;
ch’io pur mi parto, come vuol la ria
sorte, portando viva al cor’interno
la bell’effige de la Donna mia.
Liberissima parafrasi ‹‹Ridenti campagne, piacevoli colli accarezzati dalle ombre dei suoi alberi, mare non agitato in mezzo a leggiadre scogliere, che si danno su un ampio ed arenoso lido: un paesaggio a dir poco dilettevole che porti in grembo dalla tua finissima tua Tropea. Verdi giardini, colmi di bellezza, perché carichi di fiori e frutti a volontà, l’aria chiara e luminosa grazie al sole del tuo sguardo.
Ci siano gioia e piacere eterno su di te, fintanto che i flutti marini avranno pesci e le stagioni si avvicenderanno, da quella calda dell’estate fino a quella umida e fredda d’inverno. Per quanto la sorte avversa mi faccia allontanare da quest’angolo di Paradiso, porterò vivo nel mio cuore, finché respiro, l’effigie della mia donna, che della città ne porta il respiro››.
L’autore, per la cronaca, è Giovanni Battista Caivano, su cui non è facile ricostruirne la biografia: quanto sappiamo di lui è che fiorì intorno al 1560 e che da buon figlio di Tropea nutriva per essa un amore straordinario.
‹‹Un amore così grande››, come per la canzone di Claudio Villa, testo forte pure dei Volo, con cui faccio involare, per concludere, questa bellissima gemma del Mare Nostrum.
Prof. Francesco Polopoli