A palazzo con lo scrittore: Antonio Forcellino racconta Leonardo
3 min di letturaSi è conclusa la breve ma intensa rassegna ‘A Palazzo con lo scrittore’, ideata e condotta da Raffaele Gaetano: e lo ha fatto con l’incontro, all’interno dello splendido palazzo Nicotera di Sambiase-Lamezia, con Antonio Forcellino, architetto, scrittore e restauratore italiano, incontro incentrato sulla figura di Leonardo Da Vinci, di cui l’autore è appassionato e studioso.
“Leonardo tentò anche di trovar fortuna in Francia: ma in quel momento oltralpe c’era troppo fermento, troppa competizione, e tornò in Italia sconfitto”, racconta Forcellino, in uno dei numerosi aneddoti che hanno ravvivato la serata, colorata dalle parole dello scrittore che ha saputo quasi far rivivere il genio del Da Vinci. “Una delle sue più grande sconfitte fu non riuscire a fondere il Cavallo Di Bronzo per Ludovico il Moro (cosa in cui riuscì il suo Maestro, il Verrocchio). Nella straordinaria qualità della bottega del Verrocchio va comunque cercata la straordinaria fortuna di Leonardo”.
“Io ho messo tantissimo ad avvicinarmi a Leonardo: nasco come restauratore di Michelangelo, ma nessuno dei miei tre artisti di riferimento -Leonardo, Raffaello e appunto Michelangelo- si può studiare senza tener conto della competizione tra i tre. C’era anche un altro motivo che mi rallentava: io non lo capivo, Leonardo! Mentre capisco la sua straordinaria qualità di artista, perché è un pittore sublime con la capacità di avere le visioni ma anche di trasformarle in pura luce con una tecnica pittorica che utilizza pochissimo pigmento, pochissimo colore: non capivo la sua vita. Leonardo è un uomo che nasce da uno stupro, con un’infanzia difficilissima: la matrigna non ha altri figli, e sappiamo che le donne nel Rinascimento erano oggetto di transazione maschile. Questa donna mette questo bambino illegittimo in una situazione di svantaggio sociale enorme, perché non riceve nessuna educazione: Leonardo arriva a Firenze tardi, e tardi inizia il suo apprendistato, quando Raffaello aveva già firmato alcuni concordati, e non sappiamo quasi niente di lui, se non che le prime cose che fa diventano subito fulminanti. Milano, davanti la Vergine Delle Rocce, si consegna a questo talento che viene immediatamente collocato tra i primi.
Io però dicevo di non capirlo: perché lui passa dalla Firenze dei Medici a Milano, poi a Venezia, lavora per Ludovico il Moro, per Cesare Borgia, torna a Firenze, torna a Milano dai francesi… insomma era una specie di banderuola, però alla fine quello che ho capito è che tutte queste cose riguardavano gli altri. Lui viveva in una dimensione che era soprattutto la sua passione conoscitiva: lui è fedele solo a questo, e questa in fondo è la modernità che me lo ha fatto apprezzare, il fatto cioè che si trasportasse da una parte all’altra era una cosa funzionale alle sue scelte di vita, di formazione e tecniche, asservendosi al padrone più forte per una sua scelta culturale.
Leonardo era un uomo indipendente, aveva una grandissima fede nella conoscenza, e in questo è un uomo completamente libero, anche nei rapporti personali, perché visse tutta la vita con il suo compagno che lo accompagnava dappertutto, e quella che potremmo definire una famiglia di fatto, al contrario della famiglia di sangue che era stata solo origine di sofferenze ”.
Leonardo quindi come grande mistero: ugualmente alla sua opera più famosa, la Gioconda, che per Forcellino non smette di avere dei segreti, soprattutto per quanto riguarda l’identità profonda della modella e perché Leonardo decise di dipingere proprio lei, su quel particolare sfondo anch’esso particolarmente misterioso, senza una logica apparente.
Valentina Arichetta