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Cumu jiamu alla praja navota

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gizzeria lido anni 60

Pubblichiamo una nota di un nostro lettore che ricorda come negli anni 50 e 60 i nostri nonni si preparavano ad andare al mare

Abbiamo voluto riportare l’articolo con delle frasi in dialetto per non snaturare il racconto.

Negli anni 50 e 60, si andava al mare con i mezzi che la famiglia disponeva, oppure, con l’autobus. Essendo Sambiase e Nicastro, cittadine di agricoltori, i mezzi a disposizione erano le “carrette” – o con il francesismo “sciarrette” trainate: in massima parte da ciucci, da pochi cavalli e qualche mulo.

Alla “praja” si andava dopu a fhesta da Madonna du Carminu (16 luglio), infatti i contadini si programmavano di completare gli ultimi lavori in campagna. A matina vicino casa mia, abitavo in perifera, passava ‘na filera di carrette cariche di ogni tipo di masserizia e di persone. Famiglie intere con bambini, cane e stoviglie riempivano le carrette.

La sera prima di partire per la praja, le mamme preparavano: pasta chjina, frittate ccu’ lli frittuli o ccu’ lli’ fhazizza, vrasoli, mulingiani chjini ecc. Infine a compendio di tutto pumaduari siccati, suprissati, fhazizza, capaccualli e ogni bene di Dio. Mi ricuardu adduru di taralli musci all’anici, ca vinianu priparati apposta ppi lla praJa.

La mattina presto,via tutti allu mari. A circa 2 km dalla agognata meta, ‘u passaggiu a livellu, file chilometriche di carrette, vespe e qualche macchina. Finalmente alla praja, si staccava ‘ u ciucciu e si legava dietro ‘a carretta, sialzavano ‘i sdanghi e si coprivano con lenzuola, cosi’ diventavano na’ ciambra dove ci si spogliava e si conservava di tutto.

A prima cosa ca si fhacia, mintiri ‘u miluni e lu jiascariallu du vinu ‘ntra graniglia vagnata du mari. Si pranzava e poi ci si stravaccava a fare la pennichella post prandiale. Si giocava a carte,al pallone a tamburelli, si faceva il bagno e alla sera si rimetteva tutto sulla carretta e si ritornava a casa . Tutti erano soddisfatti e felici di avere passato ‘na jurnata alla praja.

Testo di Francesco Domenico Mete

Foto Raffaello Conte

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