«A novembre»: tra il detto e il cantato ci sta il voto, il solito disco incantato!
4 min di letturaA novembre la città si accende in un istante…
Tra estranei che mi contendono
la voglia di rinascere
Sulle note sparse di Giusy Ferreri possiamo accompagnare la corsa alle nostre elezioni, che si annuncia maliarda già in quella eccezionale composizione della doppia ventina presente nel 2020.
Oso già immaginare il fermento, che da qui a poco seguirà in tutti rioni della nostra cittadella: lista di nomi, candidature a sindaco, alleanze, e chissà quante altre cose ci propineranno a stretto giro di posta! Sicuramente ci aspetterà un bel menu di portate appetibili: tra tribune e proclami, chissà quante cose ci imboccheranno per benino!
Poi, come spesso capita, e non solo dalle nostre parti, seguirà il benservito: è una formula ricorsiva, ormai, politicamente corretta da una serie di attività, che si mette pure per iscritto, se non altro per infiocchettare un genere letterario, che ai più accorti, sempre più numerosi, sa più di romanzo d’invenzione che di dossier realistico.
Basti pensare all’incuria per il Castello normanno-svevo, o allo stato d’abbandono in cui versano sia l’abbazia benedettina che l’area terinese, per non parlare del Bastione di Malta, che è solo a sé stesso, in uno sguardo solitario, che ne afferma l’umbratile esistenza, per rendersi conto che la credibilità, quella che fa la reale differenza nelle cose, si perde di fronte a moltissima fuffa.
Ora, nel mondo romano, pur essendo stata la corruzione un fenomeno esteso ed alquanto capillare, il senso di responsabilità fu, pleno iure, e a pieno titolo, valore universalmente riconosciuto: altrimenti, la tenuta dell’Impero non avrebbe avuto una storia millenaria che, come è risaputo, per guinness dei primati, è seconda solamente a quella dei Mongoli.
CEIVM SECVNDVM
II.V.I.D. ASELLINA ROG
Ceium Secundum duumvirum iure dicundo Asellina rogat (vos faciatis).
Traduzione: “Asellina chiede di votare per Ceio Secondo come duumviro responsabile della giustizia”.
CN HELVIVM
SABINVM AED(ilem)
D R P O V F
Cn(aeum) Helvium / Sabinum aed(ilem)/ d(ignum) r(ei) p(ublicae)
o(ro) v(os) f(aciatis)
Traduzione: “Vi invito a votare Gneo Elvio Sabino come edile, persona degna della pubblica amministrazione”.
Bastano questi pochi esempi per sottolineare l’attenzione per la dignità e la responsabilità, cui era chiamato l’uomo della cosa pubblica di allora: voglio poi omettere di proposito le Res Gestae di Augusto, perché nell’elencazione di tutte le sue opere, declinate in prima persona, a mo’ di ego-referenza, ritrovo la molesta degenerazione di un costume, che oggidì è visibilmente falsato da un vocabolario di soli segni linguistici. Chi ha occhi, veda, insomma! Basta poco per tirare le somme! In questo momento, mentre abbozzo questo scrittarello, vedo aggirare e raggirare tanti Illustrissimi, in quella che è un po’ l’urbe di non poche persone furbe: con una impeccabile e smagliante stampata di 55 denti eccoli cimentarsi a promettere mari e monti, dimentichi del fatto che il nostro paesaggio lametino, che di essi si nutre, soltanto a contemplarlo, non ha necessità di commento alcuno, salvo quello estetico ed estatico, che è composto dell’occhio di ciascuno: tutto ciò, comunque, è una costante, senza che ce ne siamo sufficientemente vaccinati, a distanza di anni, mi verrebbe da chiosare! Funziona così ogni lustro, troppo e purtroppo: a cadenza quinquennale si rimpolpano nuove liste di colore diverso e, in tutto ciò, vedi gettare un bel po’ di reti al largo, perché possa moltiplicarsi una buona pesca di voti. E alla fine? Chi sì è visto, si è visto: è un classico, no?! Detto ciò, questo penultimo mese dell’anno fungerà da Natale anticipato, prevedibile, direi! Come facciata, tante strette di mano ed esibite affinità elettive finché, usando il lessico della fucinatura, si riuscirà a dare al materiale (umano, in questo caso) la forma voluta. Ferrum cudendum est dum candet in igne, ovvero «battere il ferro finché è caldo», come si diceva alla latina! Tuttavia, è il caso, a questo punto, di consigliare nervi d’acciaio, per consegnare la nostra città alla speranza di un Bene comunitario. Scelte inossidabili, per un paese ossidato: è l’unica condizione per ridare smalto ad un territorio che, per amico, non ha il saluto affascinatore di turno ma tutte quelle soluzioni che, messe sul campo, possano farlo stare in buona salute.
Prof. Francesco Polopoli