Il cielo per ultimo di Michele Cecchini al Liceo Fiorentino
4 min readDue versi di una filastrocca di Gianni Rodari ricordano come anche “chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente”.
Tali parole, semplici ma molto significative, poste in calce all’ultimo romanzo di Michele Cecchini, rivelano la profondità del messaggio che viene trasmesso dal libro edito da Bollati e Boringhieri, presentato stamane agli studenti del Liceo classico “F. Fiorentino”.
Ad osservare il cielo per ultimo è dunque il protagonista della storia, Emilio Cacini, un goffo insegnante delle scuole medie, un individuo all’apparenza insignificante che conduce un’esistenza anonima, “senza aneddoti” da raccontare, una sorta di musilianouomo senza qualità, il cui grigiore è tuttavia riscattato da una terapeutica autoironia che ne attutisce le delusioni quotidiane, da un atteggiamento di filantropica disponibilità che lo fa vivere in pace e armonia con i bizzarri abitanti di Ardenza Mare e, soprattutto, da un segreto, un incredibile “casus vitae”, l’”inciampo” pirandelliano che scombussola l’ordine degli eventi.
Emilio, infatti, è legato da una relazione strampalata e pericolosa con una brigatista, Ilaria, la quale verrà arrestata dopo aver attentato alla vita di un alto esponente della finanza internazionalema prima di aver messo al mondo Pitore che verrà pertanto affidato al padre.
Il romanzo, infatti, tocca con toni delicati il tema della paternità che il protagonista, narratore autodiegetico, affronta con amore e dedizione, seguendo i passi del bimbo, il quale, durante i primi anni di vita, incontrerà la propria madre in maniera rapida ed occasionale, in momenti di imbarazzo e scarsa comunicazione.
Già, la comunicazione… Quanti ostacoli e fraintesi che si pongono, soprattutto quando essa si limita allo scambio di parole. Queste ultime appaiono agli occhi dell’autore, uno strumento affascinante, quasi magico per la musicalità di cui alcuni fonemi sono portatori, ma talvolta inefficace. “Sì, ma non ti credere” è il titolo del primo capitolo ma suona anche come un invito a cogliere la realtà che talora è diversa da quella offerta dalle sole parole che possono talvolta ingannare, ferire.
È così che su Ardenza Mare, il colorato quartiere livornese entro cui è ambientata la narrazione, le parole aleggiano errabonde nell’etere e formano una sorta di caotica e divertente nebulosa, ed è così che il piccolo Pitore appare affetto da una strana patologia, la disfasiadi Wernicke, che lo fa esprimere attraverso un idioma incomprensibile, caratterizzato da sgangherati e simpatici neologismi.
Al di sopra (o al di sotto, considerata la statura del Cacini) delle parole che spesso risultano, come cantava De Andrè, “celebrative del nulla”, sta il nostro protagonista, Emilio, che “non si fida molto delle parole ed è spinto anche dalle circostanze ad adottare forme di comunicazione alternative, forse più istintive, anche animalesche, ma probabilmente più autentiche, come quando annusa il capo del figlio per indovinare quello che ha pranzato all’asilo o ascolta bendisposto i discorsi di tutti e li restituisce al lettore, provando ad analizzare senza giudizi censori le ragioni degli altri e gli accadimenti della vita.
Sorretto da uno spirito così positivo, l’improvvisato “mammo” affronterà da inconsapevole saggio difficoltà e paure, come quella provocata da un oscuro avvertimento con cui si apre la storia, ed offrirà ai lettori un’implicita lezione di vita. La stessa che hanno ricavato gli studenti di quattro classi del liceo “Fiorentino” (VB, IV A, IV B e IV C) i quali hanno incontrato nelle rispettive aule lo scrittore, commentando passi del romanzo, rivolgendo all’autore domande varie e pertinenti. All’interno delle aule delle singole classi, si è stabilito un clima cordiale ed informale che ha favorito il dialogo e la partecipazione.
Del resto, l’autore, docente di lettere in un istituto superiore di Livorno, vivendo quotidianamente la realtà della scuola, si è rapportato con i ragazzi in modo immediato e naturale.
Michele Cecchini, che ha al suo attivo altri due romanzi ( “Da aprile a shantih” e “Per il bene che ti voglio” pubblicati, rispettivamente nel 2010 e nel 2015 dalla casa editrice Erasmo ),ha presentato solo ieri “Il cielo per ultimo” al Festival Leggere & scrivere che si sta svolgendo a Vibo Valentia presso Palazzo Gagliardi.