Lamezia. La navetta, Piera Dastoli presenta la sua opera prima
3 min di letturaLa navetta. L’opera prima della docente Piera Dastoli sarà presentata venerdì 10 gennaio alle 18.30 alla Libreria Tavella di Lamezia. Dialogherà con l’autrice la giornalista Maria Scaramuzzino.
Di seguito la recensione dell’opera a cura del critico letterario nonchè editor Pasquale Allegro:
“Diviso in brevi racconti, scritto in maniera leggera, delicata e ironica, La navetta descrive gli incontri, i volti diversi, passo dopo passo i luoghi, gli avvenimenti, con la follia di chi brama divorare ciò che ne circonda la vita; è la pulsione incontrollabile di Piera Dastoli, da cronista e insegnante qual è, di restituire nel racconto il grande, piccolo o vuoto che le accade intorno. È il suo modo di rintracciare il segreto inconfessabile delle cose; prima che faccia chiaro, lei cerca nel silenzio l’importanza delle parole. Colpisce la varietà di queste storie, dei personaggi di queste storie, delle riflessioni, lungo spaccati di attualità, in un groviglio di sensazioni e di sentimenti, di insegnamenti su come intravedere l’animo umano, flebile luce, così fallibile, come l’amore, come i giorni per le notti, a volte solo per il gusto di sfiorare il senso della vita, di voler spiegare per intuizione e in punta di piedi quello che ci unisce in questa grande famiglia che è l’umanità.
E ogni racconto sul ricordo, sulla mancanza che scava dentro, è intervallato da immagini che riescono con la loro ironia a immergere il lettore in quello che è lo spazio tra il sogno e la realtà, dove le scintille s’accendono e poi svaniscono. Una magia quasi.
La navetta è una sorta di diario, una collezione di momenti in cui si ha voglia di guardare a fondo nelle cose, aprire gli occhi giusto un po’, comprendere chi si ha accanto, guardare dall’angolo giusto, e chi lo sa qual è davvero quello giusto, sbagliare è umano ma non si smette mai di guardare. Con la naturale consapevolezza che quando si chiudono gli occhi si attraversano gli altri, le cose, e ci si può intrattenere con il dolore anche, in cerca di qualcosa in cui dunque trovare riparo, i posti in cui si è stati felici, di una felicità che non torna, poi passa e la si racconta, e rimane certo la ferita ma arriva il coraggio, si raccoglie il foglio appena scritto, i figli appena abbracciati, la vita appena riconciliata, e si rimane così, tutta la notte, in attesa del prossimo racconto.
Probabilmente tante cose scritte da Piera Dastoli sono nate da questo desiderio di accorciare le distanze, fedele a una promessa, quell’attesa tipica della gioventù che non l’ha mai abbandonata, una nostalgia del tempo passato in questo mondo complesso che ci inghiotte, senza appigli per capire a fondo il presente. In quello che è un viaggio, un viaggio corto per andare lontano, nel profondo, a volte cinico, attraversando l’umanità, viene fuori la richiesta che si mantenga viva l’attenzione attorno, per sopravvivere al mondo con sguardo disincantato ma profondo, stanco ma pronto, cercare giustizia, sicurezza, dentro la strana smania di voler sapere tutto quando tutto sta nel tempo di un soffio, nelle cose che appaiono eterne quanto in quelle senza interesse.
Capaci di far riflettere, di spingere il lettore a chiedersi perché il tempo passa e rimangono dei ricordi imprecisi dietro un quadro appannato, tra figure distanti e misteri assurdi, questi racconti parlano direttamente del bisogno che hanno gli animi sensibili di guardare fuori dalla finestra la presenza del cielo e di un mondo sempre pronto ad essere attraversato”.