Rassegna teatrale Ama Calabria: Alessandro Preziosi è Van Gogh
3 min di letturaIn scena al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme Van Gogh L’0dore assordante del bianco, appuntamento di prosa della stagione 2020 di Ama Calabria
La corrispondenza epistolare tra Vincent Van Gogh e suo fratello minore Theo, commerciante d’arte, è la fonte più preziosa con la quale ricostruire la vita e i tormenti del pittore. Ed è il dialogo con Theo ad aprire il sipario.
Anche questa volta ha compiuto un lungo viaggio per raggiungere il manicomio di Saint Paul de Manson, in Provenza, quella prigione psicologica prima che fisica in cui l’artista si ricoverò a 36 anni, “colpito da manie acute, allucinazioni della vista e dell’udito, incapace di vivere e gestirsi in libertà”.
“Socialmente placido” è scritto sulla porta della sua stanza bianca e spoglia, priva di alcuna traccia di colore.
A parlare non è un genio celebrato: in vita non lo fu mai. E’ la voce di un uomo solo, sofferente, che alterna follia e ragione, sempre terrorizzato da se stesso.
Lo si evince dai suoni, che riproducono con ritmi angoscianti l’instabilità di pensieri e stati d’animo, e dall’assoluta mancanza di colore, una dittatura del bianco che tortura la vista.
Le ombre proiettate sulle pareti incupiscono la scena, e diventano scena esse stesse.
“Vietato leggere e dipingere” è la legge di “questo posto che ti cava gli occhi da quando ti svegli”, un artifizio dell’autore Stefano Massini.
Le parole sono feroci, finchè non si prospetta la possibilità di persuadere il fratello a firmare le sue dimissioni: l’articolo 5 del regolamento parla chiaro, può firmare un consanguineo facendosene carico, se il paziente è “socialmente placido”.
Ma la sua speranza isterica è presto spenta.
Fa chiamare medici e infermieri affinchè gli procurino i documenti necessari. Da qui la scoperta.
Il fratello non si trova realmente lì, non ha affrontato alcun viaggio, l’incontro, anche stavolta, è un’allucinazione della sua mente.
L’episodio lo catapulta nuovamente nello sconforto: rabbia e frustrazione prendono il sopravvento.
Interviene tempestivamente il direttore della struttura. Con lui, come con Theo, Vincent riesce a lasciarsi andare ad un flusso ininterrotto e a tratti incomprensibile di pensiero.
“Chi dipinge si lascia attraversare, non vive più per se stesso. I colori entrano dagli occhi e fuoriescono dalla punta dei pennelli: l’universo intero mi schiaccia per essere dipinto”.
Le confessioni spingono il superiore a concedergli tele, tinte, dischi da ascoltare, libri da leggere.
La scena si chiude così, con un briciolo di serenità che lo rende libero, tra le mura bianche.
Un vero e proprio thriller psicologico, con la regia di Alessandro Maggi e la coproduzione KHORA Teatro – TSA Teatro Stabile d’Abruzzo, impreziosito dalla drammaturgia asciutta di Massini e dalla eccelsa interpretazione di Alessandro Preziosi, perfettamente calato nel personaggio: le conflittualità interiori non sono limitate alle parole, ma rese da gesti, sguardi, movimenti nervosi.
Una prova d’attore che pochi saprebbero sostenere. Uno degli spettacoli teatrali più belli cui il pubblico lametino potesse assistere.
E infine, l’invito dello stesso Preziosi: “non portate gli smartphone a teatro, non postate nulla. Quello che vedono i vostri occhi, il loro modo di osservare, è inenarrabile”.
Maria Francesca Gentile