Coronavirus. Italia Viva: Ospedale di Lamezia naviga da solo in un mare in burrasca
3 min di letturaÈ notizia di mercoledì che la quota di fondi destinati alla Calabria dalla Banca d’Italia per sostenere il contrasto all’emergenza coronavirus, verrà utilizzata per l’allestimento di 75 posti di terapia intensiva nell’ospedale di Catanzaro, con acquisto di materiali e attrezzature per meglio rispondere alle esigenze della struttura sanitaria.COMUNICATO STAMPA
Solo il giorno prima che arrivasse questa decisione di potenziare esclusivamente l’ospedale del capoluogo, a Lamezia Terme abbiamo assistito inermi all’impossibilità di accogliere e quindi rifiutare nel nostro nosocomio, il trasferimento di soggetti risultati positivi al Covid-19 provenienti dalla RSA di Chiaravalle.
Ma perché tutto questo? Perché andare ad ingolfare l’ospedale catanzarese messo già a dura prova dall’emergenza sanitaria in atto?
Non era opportuno avere nell’ospedale lametino – che ricordiamo essere punto di riferimento per l’intera costa tirrenica, a cui afferiscono oltre 120 mila persone provenienti da tutto il comprensorio – un forte alleato per la lotta calabrese al Coronavirus?
Senza sufficienti posti letto in terapia intensiva; senza avere a corredo il fondamentale reparto di malattie infettive; senza disporre delle attrezzature necessarie nonché del personale altamente specializzato che la lotta al virus richiede; senza i Dispositivi di Protezione Individuale (guanti, tute, mascherine) per proteggere i nostri operatori sanitari (a cui ora e sempre andrà la nostra più profonda gratitudine), il nostro “Giovanni Paolo II” non ha potuto adempiere alla funzione per cui era stato con sforzi costruito: curare le persone.
È evidente, dunque, che Lamezia Terme non sia stata messa nelle condizioni di dare il proprio contributo nella lotta al virus, con l’ospedale della piana lasciato a navigare solo in un mare in burrasca.
Allora ben vengano le ingenti risorse stanziate dalla Banca d’Italia; ben venga la possibilità di creare altri 75 posti di terapia intensiva, ma perché non destinare una parte di quei posti anche all’ospedale di Lamezia Terme?
Chiediamo dunque con forza alla governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli, di provvedere ad accreditare COVID l’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. L’impossibilità di ricevere i pazienti della RSA di Chiaravalle è, difatti, una diretta conseguenza del non aver accreditato il nosocomio lametino come centro COVID. Senza accreditamento e, quindi, senza la possibilità di avere i presidi sanitari necessari e indispensabili per curare in sicurezza i pazienti, il nostro ospedale è rimasto e resterà a guardare inerme.
Mai come oggi, la parola cooperazione assume un profondo significato. C’è da superare la fallace gestione “accentrista” messa in atto dall’ASP catanzarese, la cui azione fino ad ora è stata finalizzata quasi unicamente al potenziamento delle strutture sanitarie del capoluogo che, come è evidente, sta portando a far collassare proprio quelle strutture potenziate.
L’ospedale di Lamezia Terme è nato per poter curare persone: lasciatecelo fare, metteteci nelle condizioni che ciò possa avvenire.
Italia Viva – Lamezia Terme