La Natura è la Passione di Cristo
3 min di letturaIl mondo animale e vegetale non è rimasto impassibile ai disegni del cielo: nulla è impossibile a Dio, lo dice persino la Buona Novella!
Cominciamo dall’asinello che, se non fosse stato per Sofocle, sarebbe stato cristallizzato a simbolo della stoltezza fino alla fine dei tempi: amava così tanto Gesù da seguirlo fino al suo supplizio, che coraggio che ha avuto!
La resistenza gli appartiene per natura e non fa specie come nei tragici greci possa essere associato facilmente agli eroi, che tanto «scecchi» non sono stati, vero!?
Ora proprio lui, quando si accorse di quanto stesse capitando al nostro povero Cristo, si sconvolse a tal punto da rimanere paralizzato, immobile, cioè! L’ombra della croce cadde su di lui e gli si impresse sul suo dorso, segno dell’amore e della devozione dell’umile animale da soma: i nostri asini crociati amiatini nascono in questo modo, leggendo questa leggenda, già! Ancora.
Sul Golgota pare essersi pure posato un uccellino, mosso a pietà per la barbarie cui stavano assistendo i suoi minuscoli occhi: fece quel poté, tentando quantomeno di estrarre col becco alcune spine dalla fronte del Servo sofferente. Risultato!?
Le sue piume si macchiarono di sangue e gli uomini, commossi da tanta carità, decisero di chiamarlo Pettirosso. Che dire poi della passiflora, ovvero del fiore della passione? Una lacrima mista al sangue di Gesù, poco dopo essere stato deposto dalla croce, sarebbe caduta su una pianticella che attendeva di sbocciare di là a poco. In quell’istante i suoi boccioli si sarebbero aperti, rivelando corolle che sembravano ripercorrere i segni della Passione: la corona di spine, i chiodi e il martello. Non solo. Mentre nostro Signore trasportava il suo legno di morte addosso, cadde ai piedi di un salice che si trovava lungo il suo cammino.
L’albero, impietositosi alla vista di cotanta sofferenza, avrebbe piegato a terra i lunghi rami, permettendo così all’Agnello di Dio di aggrapparvisi. E così rimase con le fronde pendenti verso il basso per sempre, tanto da essere chiamato tuttora «Piangente».
Per concludere, non posso omettere il racconto di uno degli apostoli che, un po’ come Pollicino, avrebbe raccolto tutti quei sassolini macchiati dal sangue benedetto del Figlio dell’Altissimo.
Quella stessa sera, durante il Cenacolo, il discepolo pietoso li avrebbe tratti dalla tasca, trovando al loro posto, però, un frutto bizzarro con molti chicchi, simili per colore al sangue di Gesù: era nato, insomma, il melograno. Non escludo che ci si possa vedere il cuore tutto, dal momento che dietro questo frutto, e il pensiero va al capolavoro del Botticelli, La madonna della melagrana (1487), si potrebbe nascondere, come dice una frangia di ricercatori, l’anatomia del muscolo cardiaco.
Consapevole che le storie finora raccontate non siano bibliche pur essendole per contenuto, perché negarne la suggestione? Quest’ultima non rima con esecrazione, ma con lo spirito di Risurrezione, e forse sta a bacio, non come quello di Giuda, intendiamoci!
Per quello aspettiamo qualche altro giorno ancora…
Prof. Francesco Polopoli