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Lamezia. Avvocato del senza fissa dimora: l’uomo non vive in un CAS

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homeless senza fissa dimora

Riceviamo e pubblichiamo una precisazione da parte dell’avvocato dell’uomo multato dai Carabinieri a Lamezia per non aver rispettato le normative di contenimento per il Covid-19

Il mio assistito, in qualità di richiedente protezione internazionale, è stato ospite del Centro di Accoglienza Straordinaria situato in località Santa Maria di Lamezia Terme fino a circa un anno fa.
Dall’uscita dal Centro di accoglienza, ha vissuto sul territorio di Lamezia senza fissa dimora, appoggiandosi di volta in volta presso amici o vivendo per strada.
A seguito della definizione della prima richiesta di protezione internazionale, lo stesso richiedeva istanza reiterata sulla base di nuovi motivi, ma, a causa della difficoltà ad ottenere un contratto di affitto o l’ospitalità presso terze persone o organizzazioni di volontariato, la formalizzazione della nuova domanda di protezione internazionale veniva ripetutamente rinviata. A tal punto si precisa che il prossimo appuntamento presso la Questura di Catanzaro è fissato, salvo nuove disposizione relative agli sviluppi per l’emergenza, per i primi giorni del mese di maggio.
In data 15.04.2020 veniva sottoposto a controllo da parte del Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme e sanzionato ai sensi della nuova normativa per l’emergenza Covid-19, nonostante avesse dichiarato di essere senza fissa dimora, come riportato nel verbale dagli stessi Carabinieri.
Effettivamente, in quell’occasione, avrebbe dichiarato anche di essere in cerca di casa ed erroneamente di essere alloggiato e domiciliato in Lamezia Terme presso il CAS sito in via XX Settembre n. 11.
Il mio assistito ha infatti provato ad alloggiare in tale struttura, senza però riuscirvi, dal momento che l’accesso ai centri di accoglienza è disposto dalla Prefettura e, pertanto, veniva allontanato dai gestori del centro. Di tale situazione è stata data anche informazione alle forze dell’ordine.
Occorre anche precisare che lo stesso non ha adeguata conoscenza della lingua italiana e, soprattutto, non è in grado di leggere, pertanto le dichiarazioni rese al momento del controllo possono essere state oggetto di facili incomprensioni.
Non potendo alloggiare nel CAS di via XX Settembre, si recava altresì presso il dormitorio della Caritas senza trovare alloggio neppure in tale struttura perche al completo.
Pertanto va smentita categoricamente la circostanza che il mio assistito sia ospite del Centro di Accoglienza di Via XX Settembre.
Ad ogni modo si rappresenta che tale informazione può essere facilmente verificata dal momento che gli ospiti di ogni centro di accoglienza risultano registrati sia presso il centro sia presso la Prefettura. Piuttosto che fornire notizie non verificate o soprattutto notizie personali e riservate, quali ad esempio la presenza o meno di precedenti penali, del tutto irrilevanti in riferimento a tale vicenda, sarebbe stato utile interpellare l’ente gestore del CAS o la Prefettura di Catanzaro, per verificare se effettivamente la persone in questione fosse ospite o meno di qualche struttura di accoglienza.
Concludo affermando che, con PEC del 16.04.2020 ho informato della situazione il Comune di Lamezia Terme e la Prefettura richiedendo altresì la revoca delle sanzioni nonché l’inserimento del richiedente presso idonee strutture di accoglienza.
Al solo fine di consentirVi ogni ulteriore verifica o controllo, invio copia della PEC inviata alle autorità, contenente la ricostruzione della vicenda ed i dati anagrafici del mio assistito, in modo che voi stessi possiate eventualmente verificare presso il centro di accoglienza o la Prefettura la veridicità di quanto sopra esposto, con l’unica raccomandazione di non rendere pubblico il contenuto di tale PEC ed i dati anagrafici.
Sarò ben lieto di informarVi di ogni ulteriore aggiornamento.”

Avv. Santino Piccoli

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