Coronavirus. Né app ne eliminacode: le file interminabili alle Poste
2 min di letturaNell’ultimo periodo, per far fronte all’emergenza Coronavirus, Poste Italiane ha deciso di chiudere diversi uffici
La scelta è condivisibile, perché alcuni locali non erano tanto grandi e, riferiscono da Roma, “si sta lavorando all’installazione di pannelli schermanti in plexiglass e il posizionamento di strisce di sicurezza che garantiscano il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro, nonché di accurate procedure di sanificazione delle sedi realizzate a tutela della salute di dipendenti e cittadini.”
Quello che però è inspiegabile è la scelta di disattivare l’app di prenotazione e l’eliminacode presente in ogni ufficio.
La motivazione, sempre secondo la Direzione, è quella di evitare assembramenti.
Ma la logica rompe con la pratica, perché a Lamezia in tanti si sono riversati e si riversano negli uffici postali aperti. Chi per una raccomandata, chi per un bollettino che non riesce a pagare online e via dicendo.
Il risultato è quello che possiamo benissimo vedere in foto, con file interminabili e popolazione alquanto seccata da questa scelta impopolare.
A questo va aggiunto che sempre Poste, ha deciso di ridurre a 3 il numero di impiegati per ogni ufficio, centralizzando anche le operazioni, quindi chi deve ritirare un pacco o inviare una raccomandata, deve fare la stessa fila con chi deve pagare un bollettino, lasciamo immaginare il risultato.
Dopo diverse lamentele ricevute da parte dei lettori e complice l’invio di una raccomandata urgente, mi presento anche io all’ufficio postale: due ore di fila sotto il sole tra gente che litigava (a dovuta distanza) per chi era prima e chi dopo, donne che chiedevano di saltare la fila per presunte invalidità e gravidanze.
La tecnologia, nell’emergenza covid, è stata di grande supporto in tantissimi settori, crediamo che anche Poste Italiane debba far appello alle sue risorse per risolvere queste incresciose situazioni