PRC Lamezia: no discariche, il lametino non è la pattumiera della Calabria
5 min di letturaLa discarica di Pianopoli, gestita dalla Daneco, fu autorizzata per rifiuti speciali non pericolosi ma a colpi di provvedimenti, nel nome dell’emergenza, quella discarica fu utilizzata finanche per gli RSU (Rifiuti Solidi Urbani) provenienti dalla Campania
Comunicato Stampa
E’ la storia di tutte le discariche calabresi mai utilizzate per le finalità per le quali sono nate, durate sempre molto meno di quanto previsto. E’ la storia della totale inosservanza delle norme sempre giustificata con l’emergenza. E’ la storia di una regione che non si è mai data seriamente l’obiettivo, così come previsto dalle direttive europee, di chiudere con i grandi impianti e con le discariche in particolare.
Sarà la storia della discarica che si vuole costruire a Lamezia, la terza vasca, e dell’impianto con discarica di Pianopoli per il quale è stata chiesta l’autorizzazione alla regione, dopo il via libera del Comune, dalla società Med Sea Litter srl di Roma. Un impianto con discarica, quello previsto a Pianopoli, di 990 mila mc per una durata di 25 anni e con il trattamento sicuramente di rifiuti provenienti da fuori ambito.
E’ così che la Calabria continua ad esser lontana dagli obiettivi di raccolta differenziata e dall’autosufficienza per il ciclo dei rifiuti degli Ambiti Territoriali Ottimali.
Un fallimento che il lametino, nonostante alcune pratiche virtuose rispetto al resto della regione, paga direttamente. Accanto ai tanti impianti già autorizzati sul suo territorio sono dunque previste altre due discariche e ciò non farà che far esplodere i problemi derivanti dalla movimentazione della enorme massa di rifiuti (costi, impatti ambientali, viabilità), determinando la discriminazione del territorio costretto a subire le inadempienze nelle politiche del ciclo dei rifiuti.
Nel frattempo nulla si sa della post gestione della discarica di Carratello di Pianopoli e delle due vasche di località Stretto di Lamezia. Ci sono controlli periodici, chi li fa, i comuni sono informati sull’andamento della post produzione che non è una cosa da poco? Silenzio totale invece della Regione sulle bombe ecologiche disseminate sul territorio, come la vecchia discarica sul fiume Bagni di Lamezia.
Tutto questo non può essere disgiunto dal tema più complessivo della gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, delle sue implicazioni in materia ambientale, del modello di sviluppo che si vuole disegnare per il nostro territorio e del contributo, oramai inderogabile, che ogni comunità deve dare alla preservazione del pianeta. Non è una caso che le acquisizioni più avanzate del movimento ambientalista e le stesse norme europee e nazionali indicano e raccomandano delle priorità (diminuzione, aspetto totalmente trascurato in Calabria, raccolta differenziata e riciclaggio), le uniche in grado di disegnare una gestione moderna ed ecocompatibile che considera i rifiuti una risorsa e non un ingombro di cui disfarsi o, peggio ancora, uno strumento per favorire affari. Tutto questo assume un valore maggiore in una realtà come la nostra dove in molti, spesso a parole, indicano nel turismo, nello sviluppo di un’agricoltura di qualità e nell’insediamento di attività a basso impatto ambientale le direttrici per lo sviluppo del lametino.
La strada che si è perseguita e si vuole perseguire, con i grandi impianti, non solo non accoglie queste acquisizioni ma ripropone un modello fallimentare basato sulla falsa idea della economicità di un ciclo dei rifiuti incentrato quasi esclusivamente sullo smaltimento. Un approccio, inoltre, che non fa i conti con i “livelli di carico” già subiti dal territorio lametino.
Una politica responsabile dovrebbe considerare attentamente il fatto che sul nostro territorio vi è già una notevole presenza di impianti – per lo smaltimento, stoccaggio e trattamento di rifiuti, da quelli speciali agli RSU (Rifiuti Solidi Urbani) – con tutte le implicazioni che questo comporta in termini di movimentazione, di rischi legati alla tipologia degli impianti e di controlli. Aspetto, quest’ultimo, molto trascurato e sottovalutato dalle amministrazioni locali che dovrebbero invece pretendere il controllo continuo (finalità e sicurezza) di tutti gli impianti presenti sul loro territorio.
Avere per anni privilegiato mega impianti e discariche, e questo è sotto gli occhi di tutti, non è stato affatto sinonimo di efficienza. Ecco perché nessuno, proprio nessuno, può negare che le realtà che realmente si possono dire fuori da qualsiasi emergenza sono quelle che hanno favorito e accompagnato con massicce campagne di informazione le politiche di riduzione e raccolta differenziata di rifiuti; e il lametino, con dati già confortanti e uno sforzo comune di tutti gli enti locali, può divenire il territorio all’avanguardia dell’intera regione.
Questo va accompagnato dalla richiesta forte all’ente regionale di rispettare le norme esistenti e gli obiettivi, ad iniziare dalla gestione del ciclo dei rifiuti all’interno degli ATO, dalle stesse dettate. In virtù di tutto questo, riteniamo che la decisione di realizzare nuove mega discariche sul nostro territorio, tra l’altro, partorite senza un confronto diretto e trasparente con la cittadinanza, le assemblee elettive, le associazioni, costituisce l’ulteriore passo per continuare a fare del lametino la pattumiera della Calabria.
Quello che oggi auspichiamo è che le assemblee elettive siano messe in condizione, assieme alla popolazione dei comuni lametini, di conoscere fino in fondo la situazione dell’intero ciclo dei rifiuti, la situazione degli impianti presenti, comprese le discariche in post gestione, come condizione essenziale per una equilibrata gestione del territorio e dell’ambiente.
Così come auspichiamo che venga pretesa la bonifica della discarica sul fiume Bagni oltre che controlli capillari e periodici sugli impianti, nessuna zona franca deve essere consentita, il diritto, per l’ente locale e attraverso di esso la popolazione, ad una informazione puntuale sugli stessi.