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Scomparsa Antonio Saffioti: il ricordo di Salvatore D’Elia

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Il 2 giugno, festa della Repubblica, passo a trovarti in visita istituzionale”, ti scrivevo scherzando esattamente venti giorni fa. “Affacciati al balcone, stile Giulietta e Romeo, per sicurezza”. E tu mi hai scritto: “a distanza di 3 metri e con la mascherina, puoi pure salire

Il primo incontro, dopo quasi 4 mesi che non ci vedevamo, all’insegna dell’ironia: “tanto il virus è morto, è tutto un complotto”, ti ho detto scherzando. E tu hai subito liberato quel sorriso carico esplosivo di vita, con quel viso “pieno” che era uno schiaffo alle tristezze e agli scoraggiamenti della vita.

Questo è avvenuto venti giorni fa. Anche il nostro ultimo incontro su questa terra, secondo quei disegni divini che tutto dispongono e nei quali è difficile penetrare con la nostra piccolezza umana, doveva essere una “lezione di vita”. Come tutta la tua vita è stata una “lezione di vita”. Il tempo da concedere all’altro, la cura, l’attenzione, il rischio connaturato alla libertà e alla vita stessa dell’uomo quando sceglie di mettere da parte sé stesso per fare spazio all’altro: quel pomeriggio del 2 giugno mi hai lasciato questa bellissima e serissima eredità.

Un anno fa pubblicavamo il racconto di una delle scelte decisive della tua vita, compiuta due anni fa, il 13 giugno 2018, quando, calcolando rischi e benefici con la lucidità razionalità di un analista matematico e il cuore semplice e libero di quell’autentico amante della vita che sei stato e sei, hai scelto di sottoporti alla tracheotomia per respirare. A settembre 2018, mentre al telefono ti sfogavo tutti i miei “disagi esistenziali” di una stagione estiva che non ho mai sopportato, mi dicesti: “ora mettiamoci al lavoro. Voglio raccontare la scelta compiuta a giugno. Penso possa essere utile per gli altri, penso sia importante far passare il messaggio per cui la tracheotomia non è “l’ultimo stadio”, ma può aiutare tante persone a vivere e vivere meglio”.  Da allora abbiamo trascorso tanti pomeriggi insieme: tu e i tuoi genitori a raccontare e io a scrivere.

È stato molto più della redazione di un racconto di vita, per quanto penetrante nelle dinamiche più profonde di determinate scelte e di singoli attimi. Per me, scrivere insieme quella pagina importante della tua vita, è stato un poter entrare nella tua intimità e nell’intimità della tua famiglia. Non ho ascoltato come un qualsiasi uditore né ho riportato come un cronista: per me è stato percorrere insieme a voi un tratto di strada. Grazie, Antonio!

Quel racconto è poi diventato un progetto con cui hai voluto sostenere il centro Ne.Mo Sud di Messina, centro specializzato per la cura delle patologie neuromuscolari, dove tu sei stato seguito per tanti anni.

Ripercorrere attraverso la scrittura il tuo passato, capire quanta “forza da leoni” ci voglia per affrontare con il sorriso una vita che ti schiaffeggia e ti fa gli sgambetti, l’amore di una madre e di un padre come “armi sofisticate” di cui Dio si serve per fare miracoli. Questo ho imparato scrivendo “Respirare” a quattro mani con te. Conoscerti e conoscervi con quella condivisione così intima di vita e di affetti, capire fino a che punto possa arrivare l’amore, è stato per me come per i discepoli sulla strada verso Emmaus: mentre noi siamo distratti e presi da mille cose, Cristo ci passa accanto. Ci passa accanto nel volto di chi, come Antonio e la sua famiglia, soffre, spera, lotta, ama.

Mi mancherai, Antonio. Tantissimo. Ma con altrettanta certezza affermo che tu continui a camminare con noi. Continui a camminare con la tua e nostra battaglia per la vita indipendente e i diritti delle persone con disabilità. Al nostro tempo che ci sfugge tra le mani, alla nostra indifferenza e a tante superficialità nei rapporti, la tua ultima lezione di quel pomeriggio del 2 giugno: tempo, attenzione, cura, il rischio della vita, la gioia degli incontri con gli altri che portano il sapore dell’eternità. In quell’eternità dove ora tu vivi. E da dove abbiamo il dovere morale di mettere in pratica quella grande lezione che è stata la tua vita.

Salvatore D’Elia
(autore insieme ad Antonio Saffioti del libro “Respirare. La tracheotomia: scelta e sfida per una vita indipendente”)

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