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Oms: il contact tracing la chiave per controllare focolai

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coronavirus mascherine passeggio

Come abbiamo detto molte volte, le cosiddette misure di lockdown possono aiutare a ridurre la trasmissione di Covid-19, ma non possono arrestarla completamente

Il contact tracing”, il tracciamento dei contatti, “è essenziale per trovare e isolare i casi, identificare e mettere in quarantena i loro contatti” e dunque è la “chiave per controllare i focolai”, adesso che alcuni Paesi sono alle prese con le riaperture. A sottolinearlo è stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.

“Il contact tracing è stato a lungo il fondamento della risposta alle epidemie, dal vaiolo alla poliomielite, all’Ebola e oggi a Covid-19 – ha ricordato il Dg Oms – Reagire rapidamente ai nuovi casi e ai focolai di Covid-19 consentirà ai Paesi di continuare sulla strada della ripresa economica, tenendo a bada il virus”.

Certo, il tracciamento dei contatti “non è l’unico strumento: deve far parte di un pacchetto completo. Ma è uno dei più importanti”. E “anche i Paesi con una trasmissione di comunità possono fare progressi, isolando le loro epidemie in parti gestibili. Un elemento tanto più critico dal momento che i Paesi stanno riaprendo”.

“La ricerca dei contatti è essenziale per ogni Paese, in ogni situazione. Può impedire che singoli casi diventino focolai e che i focolai si trasformino in trasmissione comunitaria”, ha evidenziato Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Si tratta di un elemento fondamentale”, ha aggiunto Ibrahima Socé Fall, Assistant Director-General Emergency Response dell’Oms. “Non possiamo aspettare vaccini e farmaci per fermare la corsa del virus”.

Quanto alle “applicazioni mobili per il contact tracing, possono supportare il tracciamento dei contatti, ma nulla sostituisce il lavoro sul campo: operatori addestrati che si recano porta a porta per trovare casi e contatti e spezzare la catena della trasmissione”.

“Davvero una buona notizia quella che arriva dalla pubblicazione su Lancet dei dati sul vaccino di Oxford University ma anche della pubblicazione in pre-print del trial di BionTech e Pfizer: è davvero grande vedere questi dati, e noi ci congratuliamo con i colleghi di Oxford University, di Astrazeneca e di BionTech e Pfizer”, ha detto dal canto suo il capo delle emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, Mike Ryan.

“Questi vaccini – ha ricordato l’esperto – non hanno provocato seri effetti collaterali e hanno generato anticorpi neutralizzanti. Si tratta di risultati positivi, ma che arrivano ancora da studi di fase I, quindi aspettiamo ulteriori dati. E’ comunque importante vedere i progressi di due dei 23 candidati vaccini attualmente in fase clinica”, ha detto Ryan. “Non facciamo errori: dobbiamo continuare ad accelerare nella ricerca di un vaccino anti-Covid – ha sottolineato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – mentre facciamo il massimo con ciò che abbiamo”.

“E’ importante l’impegno politico affinché il vaccino anti-Covid sia considerato un bene globale di salute pubblica, dunque non dobbiamo solo accelerare sulla ricerca del vaccino, ma anche impegnarci per una sua equa distribuzione”, ha poi sottolineato Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Alcuni Paesi stanno andando in un’altra direzione, ma se non c’è consenso su questo, il vaccino potrebbe andare solo a chi può permettersi di acquistarlo”, ha aggiunto il Dg.

E non si tratta di “fare la carità ai Paesi Poveri, ma di trovare un modo per uscire insieme dalla pandemia e dal suo impatto, anche economico”, ha aggiunto. Insomma, per il direttore generale dell’Oms a questo punto, oltre alla ricerca, “è fondamentale anche l’impegno politico e il consenso per assicurare l’accesso al vaccino come bene globale di salute pubblica”. Perché questo virus va combattuto a livello globale.

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