Lamezia. Scuole pronte alla riapertura? Intervista alla dirigente dell’I.P.S.S.A.R ‘Einaudi’ Rossana Costantino
6 min di lettura“Il nostro obiettivo non è riaprire la scuola il 24, ma essere in grado di mantenerla aperta per tutto l’anno”, così la dirigente Rossana Costantino all’interno di un rinnovato “Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e la ristorazione”
“Vogliamo tutelare il diritto all’istruzione insieme al diritto alla salute, senza che l’uno escluda l’altro. Negli scorsi mesi è passato il messaggio che la scuola debba assolvere ad una funzione di babysitteraggio: è umiliante. Il primo compito della scuola è la trasmissione ed elaborazione della cultura”.
Ma cosa cambia da quest’anno?
“Stiamo ancora ultimando i lavori, che sono iniziati troppo tardi come in tutti gli istituti.
La Provincia ha abbattuto delle pareti divisorie, le 24 aule utilizzate fino ad ora sono diventate 12. Abbiamo investito alcuni fondi del Miur destinati all’edilizia leggera e al decoro della scuola per tinteggiare tutto, fare dei lavori esterni e ripristinare tutti gli ingressi della struttura, per garantire accessi scaglionati.
Abbiamo diviso gli spazi in tre livelli e tre settori così da limitare i contatti. Questo ci permetterebbe, se ci fosse un positivo, di mettere in quarantena solo un determinato settore mantenendo gli altri. C’è però un inconveniente: i servizi igienici. Non abbiamo potuto espletare i lavori per realizzarli, ma la Provincia assicura che interverrà al più presto.
Per sopperire alle aule in meno invece abbiamo riorganizzato gli uffici, ridotto la presidenza e rinunciato ad un’aula di psicomotricità. Nonostante questo, mancano cinque aule. Pertanto, a turno un giorno a settimana, un intero corso dalla prima alla quinta, circa un centinaio di ragazzi, non verrà a scuola (sono comunque garantiti i 5 giorni su 7, dal lunedì al sabato anzichè dal lunedì al venerdì).
Non sono ancora arrivati i nuovi banchi, ma abbiamo provveduto a sistemare i vecchi distanziandoli.
Per quanto riguarda i ragazzi, in tutte le situazioni dinamiche dovranno indossare necessariamente la mascherina, abbassandola in situazioni statiche (quando sono seduti e distanziati).
Non si potrà svolgere normalmente l’intervallo: si potrà mangiare e bere solo da seduti. Saranno garantite certamente una o più pause relax, anche per favorire l’accesso ai servizi igienici a turno”.
E l’ora di educazione fisica?
“Non disponiamo della palestra né di spazi esterni, fino allo scorso anno facevamo delle convenzioni con delle palestre della zona. Ora non ce la sentiamo di mandarli in posti che non possono garantire la totale sicurezza. Si farà un’educazione fisica teorica che contribuirà all’educazione civica”.
Verrà attivato il corso di istruzione per adulti?
“Tengo molto a specificare questa cosa perchè stiamo vivendo una situazione di difficoltà. Siamo l’unico istituto lametino ad avere corsi per adulti, fondamentali per dare a tutti un titolo di studio.
I corsi per adulti sono costituiti da primo, secondo e terzo periodo. Quest’anno ci hanno autorizzati soltanto per il secondo e terzo periodo. Non potremo pertanto garantire l’istruzione alle 31 persone che hanno già fatto richiesta di iscrizione. Di questi, ben 24 hanno soltanto la licenza media. Il ministero dovrebbe tener conto che questo corso è una priorità per uno Stato che voglia definirsi civile”.
Potrà usufruire dei laboratori chi frequenta l’indirizzo “Servizi enogastronomici e ospitalità alberghiera”?
“Anche questo è un problema particolarmente gravoso, soprattutto per l’utilizzo di cucina e sala, luoghi in cui non è facile rispettare le distanze e indossare la mascherina. Dovremo dividere ciascuna classe mandarla in due cucine, con il supporto del personale tecnico, per sopperire alla difficoltà e alla carenza di docenti di cucina (in attesa che ne vengano assegnati altri).
E se prima in due cucine andavano due classi, necessitando ora di due spazi per una classe sola, si potrebbero avere dei rallentamenti”.
Quindi non è arrivato un organico Covid che integri quello ordinario?
“Lo abbiamo richiesto, ma attualmente non è ancora arrivato. Condivido in parte la linea adottata dal ministero: dotare le scuole del primo ciclo dell’organico Covid, in quanto le scuole del secondo ciclo hanno la possibilità di fare la didattica digitale integrata, che noi al momento utilizzeremo al minimo”.
Come mai? Quanto e perchè è importante ripartire in presenza?
“La didattica a distanza è stato un ottimo strumento per impedire che tra scuola e famiglia si venisse a rompere qualsivoglia rapporto, ha consentito la prosecuzione di un rapporto virtuoso e può certamente integrare l’attività didattica nel suo complesso, ma non sostituirsi a quella in presenza.
Inoltre, riteniamo che una didattica digitale integrata che preveda metà alunni in presenza e metà a distanza non sia funzionale all’obiettivo, anzi mortifichi la didattica stessa. C’è poi anche una questione tecnica importante da considerare: non potrebbero collegarsi troppi computer contemporaneamente, salterebbe tutto.
Faremo la didattica digitale integrata ma in un altro modo.
Nel nostro istituto, a differenza di altri, si fanno 32 ore settimanali con un rientro. Il rientro trova una situazione ostativa forte nei mezzi di trasporto (i pullman hanno una capienza dell’80% quindi c’è il rischio che qualcuno resti escluso). Per andar incontri ai nostri ragazzi pendolari, faremo a distanza le attività dei rientri.
Il consiglio dei docenti ha determinato per quali materie stabilire il rientro: si tratta di quelle che hanno un numero di ore tali da garantire anche la presenza, per non depauperare la disciplina e anzi integrarla”.
Anche in presenza, la relazionalità tra studenti e docenti cambierà?
“La pandemia ha segnato una linea di discrimine fortissima tra pre-Covid e post-Covid. Certamente la situazione post-Covid è peggiorativa rispetto all’altra, da tutti i punti di vista.
Ho organizzato alcuni incontri in videoconferenza con genitori e alunni delle varie classi a proposito dell’avvio dell’anno scolastico, e ho spiegato loro che molte cose del nostro quotidiano devono cambiare: non si potrà più prestare una penna o un foglio ad esempio, condividere un libro, mancherà il compagno di banco, non ci sarà il contatto. L’adolescenza è proprio il momento del fare gruppo, ma tutto ciò verrà a mancare. La scuola rischierà di non essere più un luogo di socialità”.
Quanto inciderà questo sugli alunni affetti da disabilità?
“Nella nostra scuola ci sono 31 ragazzi disabili. A causa delle loro gravi patologie sarà quasi impossibile che indossino mascherine. Pertanto il docente dovrà sempre indossare non solo la mascherina ma anche una visiera para-spruzzi.
Ma come possono reagire i ragazzi alla vista di questi dispositivi?”
Il personale scolastico ha fatto i test sierologici?
“Non è obbligatorio, ma ci siamo sottoposti tutti al test e fortunatamente con esito negativo”.
In quali casi e accusando quali sintomatologie è consigliabile che un alunno o docente non venga a scuola? Come gestite un eventuale caso di positività? Quando scatta la quarantena?
“Abbiamo allestito un’aula Covid, un locale che isola il ragazzo o membro del personale che manifesta i sintomi che il comitato tecnico-scientifico può considerare a rischio: temperatura superiore a 37.5 e sintomi simil-influenzali. Quando si hanno questi stessi sintomi è prescrittivo non venire a scuola.
E’ il dipartimento di Prevenzione dell’ASP poi a stabilire l’iter e un’eventuale quarantena”.
C’è un augurio o raccomandazione che vuol fare ai suoi studenti e docenti?
“Auguro a tutti un anno scolastico sereno, ma chiedo collaborazione e che vengano rigidamente seguite tutte le regole. Invito inoltre tutti a scaricare l’app Immuni.
Ai docenti faccio invece un appello: l’istituto professionale è stato oggetto di una riforma importante ad ampio respiro che consente di fornire un’offerta formativa qualitativamente più elevata e che comporta, quindi, tantissimi oneri. A questo si aggiunge il fatto che il ministero non riconosce il carico di lavoro elevato che grava sui docenti. Nonostante questo, portiamolo avanti, in vista di un onore grandissimo che è l’erogazione di un’offerta formativa più alta.
Ai ragazzi ricordo infine che questo non è un istituto di serie B, ma professionalizzante e che immette direttamente nei circuiti lavorativi. Sappiate cogliere questa opportunità!”.
Maria Francesca Gentile