Crescono ancora i nuovi contagi Il governo al bivio del lockdown
7 min di letturaIss, stare a casa più possibile. Monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute
Mentre aumentano ancora i contagi per Covid in Italia e per la prima volta superano la soglia dei 30mila casi in un giorno, alle porte dello “scenario 4”, alle porte di un possibile lockdown. Giuseppe Conte e il governo entrano nella fase più delicata della gestione del Covid-19. Secondo il bollettino del ministero della Salute sono 31.084 i nuovi casi – comprese vittime e guariti – mentre l’incremento delle vittime è di 199 in 24 ore che portano il totale a 38.321.
È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. E’ obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi. Lo evidenzia il monitoraggio Iss-ministero della Salute.
Hanno una manciata di giorni per decidere se e come chiudere il Paese. Con un rischio che, anche nella maggioranza, si insinua in queste ore: che sia già troppo tardi. Conte resta fermo sulla sua linea di attendere, prima di ogni decisione, la verifica degli eventuali effetti del Dpcm. Ma, intanto, il virus corre e torna a scatenare le fughe in avanti delle Regioni. Un vertice di maggioranza, con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, viene convocato d’emergenza in serata: sulla scuola, perno della strategia anti-Covid dell’autunno, si va verso una gestione in ordine sparso, con alcune Regioni che, sfruttando i margini concessi dal Dpcm, estendono la Dad, scatenando l’ira della ministra M5S. Ma anche la maggioranza rischia di trovarsi divisa. Azzolina è ferma sulla linea di mantenere le scuole aperte, su modello del lockdown francese, tra l’altro. E il M5S può contare sulla sponda di Iv nella sua battaglia perché le lezioni restino in presenza. “I nostri ragazzi ne hanno bisogno, tutti”, è la trincea di Teresa Bellanova. Il Pd si muove con assoluta prudenza dopo aver fatto della scuola uno dei cavalli di battaglia per le aperture in sicurezza. Ma tra i Dem si fa spazio anche la linea del rigore, sostenuta dagli esperti e dal ministro della Salute Roberto Speranza. Ad un certo punto del pomeriggio circolano voci sulla possibile didattica a distanza anche per le medie, almeno per le Regioni con Rt più elevato. “Al momento non è stato deciso nulla”, spiega una fonte di governo quando il vertice a Palazzo Chigi è ancora in corso. E, complice la fermezza di Azzolina, non è escluso che, alla fine, il governo non decida. Lasciando alle Regioni l’onore delle ulteriori chiusure. Nel pomeriggio, in un’intervista ad Huffington Post, il ministro per gli Affari Ue Enzo Amendola, lancia una stoccata a chi, anche nel suo partito, guarda al rimpasto. “Trovo che giocare al “gioco dei troni” sia un’enorme mancanza di rispetto per la situazione italiana e per chi sta soffrendo”, sottolinea il ministro. Ma Amendola, in vita della prossima settimana, sottolinea anche un altro concetto: “Faremo di tutto per escludere un lockdown nazionale, ma se sarà necessario ci assumeremo l’onere della scelta, così come abbiamo fatto a marzo”. E’, in fondo, anche il ragionamento che sta facendo in queste ore Conte. Prima di andare in Aula mercoledì il premier non metterà in campo, salvo cambi di strategia dell’ultim’ora, alcun Dpcm. La probabilità che si vada verso nuove chiusure sale parallelamente all’inarcarsi della curva pandemica. L’idea resterebbe comunque quella di un lockdown light. Anche perché, la chiusura totale pone un problema di non poco conto al governo: quello di mettere in campo nuovi miliardi di aiuti. A quel punto un nuovo scostamento di bilancio si renderebbe necessario e il governo dovrebbe riscrivere sia la Nadef che il Documento di Programmazione e Bilancio. Non a caso, parlando ieri notte con i suoi omologhi europei, Conte ha ribadito che il Recovery Fund deve “partire il prima possibile”. perché le casse dello Stato non sono illimitate. E perché l’alternativa è quel Mes che, oggi, potrebbe significare la fine di questa maggioranza.
“La percentuale dei positivi sui tamponi effettuati supera il 10% e non è un buon indicatore. Indica che l’epidemia galoppa, che il virus circola in maniera abbastanza veloce”. Così Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, al monitoraggio settimanale Iss-Ministero e rileva che “il numero di tamponi è ancora aumentato a 215.085 da 201.452 di ieri, continua questo trend, stiamo aumentando la capacità di fare tamponi in maniera veramente ottima, rilevante”.
Dai dati del ministero della Salute emerge inoltre che sono 16.994 i ricoverati nei reparti ordinari degli ospedali, con un incremento rispetto a ieri di 1.030 pazienti, mentre nelle terapie intensive ci sono oggi 1.746 persone, 95 più di ieri. L’aumento degli attualmente positivi in un giorno è di 26.595 che portano il totale dei malati a 325.786. Molto più ridotto, invece, l’incremento dei guariti: 4.285 nelle ultime 24 ore per un totale di 283.567
Nel periodo 8-21 ottobre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,70. Si riscontrano valori di Rt superiori a 1,25 nella maggior parte delle Regioni/PA italiane, con valori superiori a 1,5. Piemonte e Lombardia hanno superato la soglia dell’Rt 2, sono rispettivamente a 2.16 e 2.09. La Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta vicina al 2 (1.96). In altre 10 regioni italiane l’Rt ha superato la soglia dell’1.5. Mentre in Campania l’Rt è poco al di sotto dell’1.5, a 1.49. Sono i dati contenuti nel monitoraggio settimanale del Ministero della Salute-Iss, relativo alla settimana 19-25 ottobre 2020. Hanno superato la soglia dell’Rt 1.5 la Calabria (1.66) l’Emilia Romagna (1.63), il Friuli Venezia Giulia (1.5), il Lazio (1.51), la Liguria (1.54), il Molise (1.86), la Provincia Autonoma di Trento Rt (1.5) la Puglia (1.65), l’Umbria (1.67) e la Valle d’Aosta (1.89).
Sono 11 le regioni classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di SARSCoV-2 e Calabria, Lombardia, Piemonte e la provincia di Bolzano sono nello scenario 4. Delle 11 regioni, 5 sono considerate a rischio alto a titolo precauzionale ma il dato non è attendibile perché la sorveglianza è insufficiente al momento della valutazione. Altre 8 Regioni e Province autonome sono classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Quelle a rischio alto sono l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Sicilia, la Toscana, la Valle d’Aosta e il Veneto.
“Cruciale il ruolo dei medici di medicina generale per garantire la gestione ottimale dei malati” Covid. “Sono al centro dei questo percorso assistenziale e a loro va il ringraziamento” Lo ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, alla conferenza stampa del venerdì sull’analisi della situazione epidemiologica di Covid-19 in Italia.
“Il tracciamento rimane il nostro obiettivo. Per riportarlo completamente sotto il controllo dobbiamo riabbassare la curva. Una persona positiva anche se ha 5 contatti stretti nelle ultime 48 ore, e spesso ne ha più di 5, è un moltiplicatore enorme e le risorse umane per poter contattare tutte queste persone è difficile da mettere in campo. Quindi il tema è ridurre il numero di casi, piegare la curva e piegando la curva riacquisiamo la capacità di tracciare tutti”. Così il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.
“Ci troviamo di fronte ad un Paese – ha aggiunto Brusaferro – che ha adottato misure importanti che si stanno implementando, i cui effetti vedremo alla fine della prossima settimana, 15-20 giorni sono i tempi per comprendere come agiscono sulla diffusione dell’infezione, alle quali però si possono e si debbono inserire ulteriori misure che possono essere e a livello nazionale e a livello locale”.
L’epidemia in Italia è in “rapido peggioramento” e ancora compatibile con uno scenario di tipo 3 ma in evoluzione verso uno scenario di tipo 4. Si segnala che in alcune Regioni italiane la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4 con rischio di tenuta dei servizi sanitari nel breve periodo. Si conferma pertanto una situazione “complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni/PA italiane”.
Questa settimana, per la prima volta è stato segnalato il superamento in alcuni territori della soglia critica di occupazione in aree mediche (40%) ed esiste un’alta probabilità che 15 Regioni/PPAA superino le soglie critiche di terapia intensiva e/o aree mediche nel prossimo mese. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è salito da 750 (18/10) a 1.208 (25/10); mentre il numero di persone ricoverate in aree mediche è passato da 7.131 (18/10) a 12.006 (25/10).
“La curva che noi oggi abbiamo di crescita è analoga a quella della popolazione generale ma è altrettantio vero che stiamo collaborando strettamente con il ministero dell’Istruzione per analizzare i dati e per poter fonrire un’analisi un po’ più dettagliata che uscirà nelle prossime giornate anche per manifestare la massima attenzione e per fare in modo di tutelare da una parte il funzionamento della scuola dall’altra la salute di tutta la popolazione”. Così il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. “Saranno fatti tutti gli sforzi per mantenerla aperta”, ha detto dal canto suo Locatelli ricordando che l’ambito scolastico rappresenta il 3,8% di tutti i contagi.