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L’Arma e Girifalco ricordano i Caduti di Monte Covello

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La mattina del 31 ottobre a Girifalco, nel catanzarese, l’Arma è tornata ancora una volta sulla cima del Monte Covello per ricordare i suoi Caduti

Nel suo 43° anniversario, il tragico incidente, costato la vita a sei Carabinieri, è ancora pagina di Storia nota a tutta la popolazione del comprensorio, e per molti memoria viva, che si racconta soprattutto in questo periodo dell’anno. Rispettando le vigenti misure di prevenzione del contagio da Coronavirus, la commemorazione ha potuto tenersi con la tradizionale deposizione di corone d’alloro ed un momento di raccoglimento al Sacrario realizzato dai Maestri Filippo e Lamantea. Presenti il Comandante Provinciale, Col. Antonio Montanaro, il Comandante del Gruppo di Lamezia Terme Sergio Molinari, i Carabinieri della Compagnia di Girifalco con il Capitano Felice Bucalo, il Parroco Don Antonio De Gori ed il Sindaco Pietrantonio Cristofaro in rappresentanza della cittadina. Un gesto che ha voluto significare comunione di valori con i Caduti e i loro familiari, ma anche risoluto perseverarvi, in un così grave momento per la comunità locale e l’intero Paese.

Il Gen. C.A. Enrico Mino, Comandante Generale dell’Arma, il Col. Francesco Friscia, Comandante della Legione Carabinieri di Catanzaro, il Ten. Col. Francesco Sirimarco, Comandante del Centro Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare, il Ten. Col. Luigi Vilardo, Aiutante di Campo del Gen. Mino, il Ten. Francesco Cerasoli, pilota della Base Elicotteri di Vibo Valentia e il Brig. Costantino Di Fede, motorista del Centro Elicotteri di Pratica di Mare – sono i sei Carabinieri a bordo di elicottero AB 205 nel cielo di Girifalco, il 31 ottobre 1977. Il Gen. Mino si trovava in Calabria per conoscere personalmente i luoghi abitati dalle cosche della ’ndrangheta, all’epoca particolarmente attiva nei sequestri di persona, e insieme ai suoi collaboratori stava effettuando una ricognizione nelle aree di Taurianova, Rosarno e Reggio Calabria. Poco dopo le 15.00 il contatto radio si interruppe. Solo a tarda sera furono trovati i resti del velivolo che era precipitato nella nebbia, alle pendici del versante est del Monte Covello, in località Rimitello, senza superstiti.

La tragica notizia, prima relativa solo alla scomparsa dell’elicottero, poi nel greve clima delle difficili ricerche, tristemente confermata nella notte dal ritrovamento dei rottami del mezzo e dei corpi dei suoi occupanti, venne immediatamente raccolta dalle agenzie di stampa, dalla radio e dalla televisione, suscitando  turbamento in tutto il Paese. Al Comando Generale dell’Arma giunsero da ogni parte d’Italia attestazioni di cordoglio e di solidarietà per il lutto subito dall’Istituzione. Dopo la pietosa ricomposizione dei resti, le sei salme vennero trasportate nella chiesa di San Rocco a Girifalco, dove ricevettero il commosso omaggio della popolazione locale, poi partirono alla volta di Roma, dove arrivarono alle prime ore del mattino del 01 novembre. Qui vennero composte al centro della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, ricoperte da Tricolori, berretti, insegne e cuscini di fiori da parte de “l’Arma dei Carabinieri”. Ad attenderle vi era una folla numerosa di cittadini, alcuni dei quali davanti alla Basilica sin dalle quattro del mattino per essere fra i primi a rendere omaggio, quando alle ore otto successive la Basilica venne aperta al pubblico, ai militari di rientro dal servizio notturno e a personalità  politiche, militari e religiose. Ne seguì una processione ordinata e interrotta, protrattasi sino alla celebrazione dei funerali di Stato, officiati dall’Ordinario Militare d’Italia Mons. Mario Schierano. La folla occupava l’intera piazza Esedra e i viali limitrofi. Erano presenti le più alte Autorità dello Stato, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, il già Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, il Presidente della Camera dei Deputati Pietro Ingrao, il Vice Presidente del Senato Edoardo Catellani, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il Vice Presidente della Corte Costituzionale Luigi Oggioni, i Ministri Attilio Ruffini, Francesco Cossiga, Gaetano Stammati, Filippo Maria Pandolfi, Antonio Bisaglia, Vito Lattanzio. Fra gli  esponenti  politici sedevano anche il Presidente della Democrazia Cristiana On. Aldo Moro, il Segretario del Partito Socialista On. Bettino Craxi e molti parlamentari di tutti gli schieramenti. Con loro il Prefetto di Roma, i vertici delle Forze Armate e delle Forze di Polizia. L’Arma era rappresentata dai Comandanti delle tre Divisioni, dall’Ispettore Scuole e Unità Speciali, dal Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri, con una moltitudine di soci, tanti Carabinieri in servizio ed in congedo.

L’Ordinario Militare a conclusione del rito funebre, con queste parole rivolse l’estremo saluto agli scomparsi: “Sono morti  nell’adempimento del dovere. Questa parola semplice, umile, da molti dimenticata, ha riempito la loro vita. Essi ci indicano che con il senso giusto del dovere si costruisce una società migliore, si ritemprano le coscienze avvilite, si dà impulso alle azioni grandi, generose, utili, al progresso civile. Monito soprattutto a quei giovani che ritengono di migliorare la società usando tutti i mezzi di violenza e di distruzione. L’Italia vera, che crede negli ideali e ha fiducia nelle sue Istituzioni, non dimenticherà questi suoi figli. Sia questo a conforto delle famiglie colpite dal lutto e di tutti i componenti l’Arma dei Carabinieri”. Le salme, portate a spalla da Ufficiali, Sottufficiali e Carabinieri, lasciarono la basilica mentre la Banda dell’Arma suonava la marcia funebre di Chopin ed un Battaglione di formazione con la Bandiera dell’Arma, rendeva gli onori militari.

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