Mons. Schillaci: se ci lasciamo guidare dal Signore, ci aiuteremo gli uni con gli altri
4 min di lettura“La liturgia ci incoraggia ad accogliere il Signore, colui che ci da forza, che alimenta il nostro cammino, ci sostiene e ci guida. Se ci lasciamo guidare da Lui, ci aiuteremo gli uni con gli altri. C’è bisogno di questo segno di unione e di comunione. Il Natale sia veramente questa bella notizia per le nostre case e le nostre famiglie”
Così il vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Giuseppe Schillaci, al termine della celebrazione eucaristica della sera di Natale prima di deporre il Bambinello nella mangiatoia del presepe allestito in Cattedrale.
“Ci ritroviamo a vivere questo momento della Veglia in una situazione diversa dallo scorso anno – dice il Vescovo nel corso dell’omelia – . Le letture di questa sera ci fanno intravedere questo mistero di Dio che entra nella storia dell’umanita’. Isaia non puo’ tacere: c’è qualcosa di nuovo che sta per accadere. Il profeta vede questa realtà che entra dentro l’oggi ed offre un’immagine che è quella di una liturgia nuziale: lo sposo che va incontro alla sua sposa che è la città di Gerusalemme, il popolo di Dio. Stiamo celebrando il mistero dell’incarnazione, come Dio sposa questa umanità. In questo senso dobbiamo lasciarci guidare, illuminare: un Dio che gioisce per noi che, certamente, viviamo una fase difficile, dura, di sofferenza. In questo momento – aggiunge Schillaci – la gioia non è totale. Guai a dimenticare coloro che soffrono per la pandemia ed a causa della pandemia!”.
Una gioia diversa, quindi, per questo Natale, una gioia “che si sposa con il prendersi cura ed è a questa gioia – sottolinea il Vescovo – che ci prepariamo”.
Proseguendo nell’analisi delle letture, Schillaci fa notare che “Paolo fa una breve sintesi della storia della salvezza: il Cristo che è annunciato dai profeti e poi è indicato da Giovanni Battista che prepara la strada al Signore. La storia ha il suo culmine in Cristo – aggiunge il Pastore della Chiesa lametina – e guardando a questo vertice noi vogliamo aderirvi con tutto noi stessi. Cerchiamo di capire il senso del passato, ma lo vogliamo capire in un orizzonte di speranza, in un orizzonte nuovo, in un mondo che vogliamo sempre piu’ rinnovato, un mondo che papa Francesco nella sua enciclica ‘Fratelli tutti’ ci invita a pensare più aperto, più fraterno, più umano. E questo alla luce del mistero di Cristo, alla luce della sua immensa compassione. La gioia del dare si sposa con questa infinita compassione, con l’amore di Dio. Lo abbiamo cantato poco fa nel Salmo – prosegue – ‘canterò’ per sempre l’amore del Signore’. Cantiamo questo amore del Signore, nonostante questo clima, questa difficoltà che ci attanaglia e ci impedisce anche di esprimerci come desidereremmo! Questo e’ il canto del Natale: l’amore del Signore è un amore fedele che non viene meno nemmeno nei momenti piu’ difficili. Contempliamo questo amore. Dio conserva il suo amore. E cantiamolo per questo il nostro canto!”.
“Nella genealogia – ricorda Schillaci – vediamo come Dio entra in questa storia, in questa umanità. La pienezza del tempo che noi vogliamo cogliere come dono ed accoglierla come una grazia. Non c’è opera dell’ uomo, è opera di Dio. Ed in questa storia appare la figura di Giuseppe che aderisce a questa opera di Dio lasciandosi guidare. Giuseppe uomo accogliente, terreno, creativo, capace di consegnarsi fino alla fine ed accoglie questa notizia come dono per farsi lui stesso dono. Giuseppe è uno sconosciuto, è un falegname, fa un lavoro umile. E’ così che Gesu’ entra nella storia. Certo, non è stato facile per Giuseppe come non lo è stato per Maria. Giuseppe non è un uomo velleitario, non è un uomo che dice e non fa. Giuseppe è ciò che dice e fa e fa la volontà di Dio. Fare la storia oggi – conclude il Vescovo – significa fare la volontà di Dio. Stiamoci in questo tempo e stiamoci lasciandoci guidare da una luce che vince le tenebre, lo smarrimento: è la parola di Gesù ed è in Gesù che noi vogliamo accogliere e fare rinascere questa nostra realtà, Lamezia Terme, la Calabria, l’Italia”.