Fittante risponde ad Augias chiarendo le attuali condizioni della Calabria
4 min di letturaCostantino Fittante, ex parlamentare PCI, accusa Corrado Augias di eccessiva semplificazione nel definire la Calabria irrecuperabile
Comunicato stampa
Corrado Augias ha peccato di eccessiva semplificazione nell’esprimere il suo giudizio sulla Calabria. Nell’intervista al TGR ha argomentato e citato esempi che sono alla base del suo convincimento.
Rispetto a quanto sostiene il giornalista – scrittore, non si può fare “spallucce”, osservare silenzio e indifferenza o rispondere con acritica difesa della regione. Bisogna entrare nel merito partendo dalle attuali condizioni della Calabria.
Qualche settimana fa ho scritto una nota nella quale affermavo che la Calabria non è solo ‘ndrangheta, corruzione, degrado, intrigo. Che ci sono tante forze sane nei luoghi di lavoro pubblici e privati, tra professionisti, nell’associazionismo sociale e culturale. Queste forze sono però silenti, chiusi nei loro interessi individuali. Osservano ma non si impegnano, non pensano di essere protagonisti di un processo di cambiamento che deve interessare le istituzioni rappresentative e la sostanza del modo come si interviene nei diversi settori dell’economia e della società.
Sollecitavo la loro scesa in campo come risorsa importante per avviare un sostanziale cambiamento con azioni innovative senza le quali non ci potrà essere recupero della Calabria.
I commenti seguiti alla pubblicazione della “nota”, non sono stati dissimili da quelle di Augias. Tanti, telefonandomi o per messaggi internet, hanno affermato che avevo ragione, ma che non ci sono le condizioni perché quanto da me auspicato si realizzasse. Valutazioni espresse da persone qualificate che vivono e operano in Calabria o che, pur residenti fuori, mantengono rapporti con la nostra regione.
Qualcuno, giustamente, per giustificare la resistenza a scendere in campo ha fatto riferimento ad imprenditori bravi, onesti, ma che non si schierano perché dipendenti dall’intervento pubblico, quindi meglio non qualificarsi e schierarsi. Una verità inconfutabile conseguenza dell’assistenzialismo e della subalternità che caratterizza la vita della Calabria e conseguentemente l’attività delle imprese e dei professionisti.
Ma non solo di questo si tratta. C’è una specifica condizione che ostacola oggettivamente il protagonismo almeno delle tante forze che non hanno nulla da temere rispetto al rapporto potere – economia regionale. Cito alcuni esempi.
La situazione dei partiti. Sono diventati delle sigle, tutti commissariati e al loro interno le lotte intestine per posizionarsi sperando nel sostegno di dirigenti nazionali per le candidature alla regione o al parlamento. Personaggi senza storia e senza idee, visioni, progetti di quello che pensano dovrà diventare la Calabria tra dieci o venti anni. Soggetti che chiudono ad ogni tipo di apporto del quale sono portatori le espressione di quelle forze cui ho fatto riferimento. Comportamenti che hanno riguardato e interessano i partiti del centro sinistra e non solo.
Le condizioni delle istituzioni locali. Augias ha ricordato quanti Comuni calabresi sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Ma non è solo una questione di numeri. E’ stato sciolto il più grande Comune Reggio Calabria e l’altra grande Città Lamezia Terme, quest’ultima per ben tre volte.
E come non ricordare che negli ultimi trenta anni, la Calabria ha subito commissariamenti nei due importanti settori della depurazione e della sanità.
La spesa regionale. Ci si esalta quando risulta che la Calabria ha impiegato i fondi europei per una percentuale elevata. Ma domandiamoci: il risultato in termini di infrastrutture territoriali, di qualità urbana e di servizi per le perone quale è ? E’ evidente che, salvo qualche esempio, la spesa non ha elevato le condizioni generali e specifiche della Calabria.
A seguire le cronache di ciò che si agita nel mondo politico regionale in riferimento alle prossime elezioni per la Regione, non si può non prendere atto che siamo in presenza di una sorta di “teatrino”: autocandidature, posizionamenti dei soliti noti, ricerca di protettori esterni alla Calabria. Di innovativo zero o quasi.
Allora per il recupero della Calabria è più che mai necessaria la scesa in campo di forze sane provenienti dai soggetti sociali cui ho fatto riferimento, a fronte di un programma realistico e innovativo.
Senza queste novità, sarà difficile ipotizzare una svolta positiva. Rinnovo l’appello già contenuto nella nota di qualche settimana fa.
C’è in campo qualche aggregazione che sta tentando una operazione di questo tipo. Si muova con più determinazione, eviti il gioco delle autocandidature, si rivolga con più nettezza a quanti operano nelle università, nella scuola, nel campo delle professioni, nell’imprenditoria, nell’associazionismo sociale e culturale.
Costruisca un percorso virtuoso fatto non di pronunciamenti ma visioni, progetti, impegni per il futuro della Calabria.