‘Ndrangheta: ex assessore Reggio Calabria inizia a collaborare
2 min di letturaArrestato a ottobre, ritenuto politico di riferimento della cosca
REGGIO CALABRIA. C’è un nuovo pentito a Reggio Calabria. Si tratta dell’ex assessore comunale Seby Vecchio.
La notizia circolava da settimane ma proprio in questi giorni è stata anticipata a margine del processo “Gotha” dove i sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto hanno anticipato il deposito di alcuni verbali del nuovo pentito.
Assistente capo della polizia di Stato, Seby Vecchio è stato arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Pedigree 2” contro la cosca Serraino. Vecchio, infatti, era ritenuto dalla Dda, il politico di riferimento della consorteria mafiosa.
In sostanza dalle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, era emerso che il clan Serraino gli assicurava “consistenti pacchetti di voti in occasione delle elezioni” e lui “sfruttava il ruolo di consigliere e assessore comunale per garantire favori ai membri della cosca di appartenenza e agli esponenti di altre articolazioni della ‘ndrangheta reggina”.
Al momento c’è il massimo riserbo sulle sue dichiarazioni ai magistrati. Nei prossimi giorni, però, verranno resi noti i verbali di alcuni interrogatori di Seby Vecchio che è stato anche presidente del Consiglio comunale e assessore all’istruzione.
La sua esperienza politica si è svolta nell’ambito del centrodestra reggino negli anni in cui era sindaco Giuseppe Scopelliti. Di Seby Vecchio, inoltre, hanno parlato anche numerosi collaboratori di giustizia. Le accuse nei suoi confronti non riguardano solo la sua attività politica. Il neo-pentito, infatti, avrebbe assicurato “protezione ai sodali” e avrebbe procurato “notizie riservate sulle indagini in corso”.
Avrebbe inoltre agevolato “la latitanza dei capi della cosca che intendevano sottrarsi alla cattura” e supportato “gli interessi economici del sodalizio e del suoi capi, agevolando l’apertura di attività commerciali ed instaurando rapporti societari di fatto (tramite il ricorso a fittizie intestazioni) per consentire l’avviamento di nuove attività imprenditoriali e scongiurare il rischio di sequestri”. (ANSA).