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Asse Sibari-Crotone. Meeting tra i sindaci della Magna Grecia

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L’incontro che avrà come focus il dibattito sugli ex Megalotti 8 e 9 della statale è conseguenziale ai due incontri già effettuati a Crotone e Corigliano Rossano e che avevano visto tra i partecipanti anche i Parlamentari Barbuto e Abate rispettivamente presso la sede Pitagorica ed Ausobizantina

Comunicato Stampa

Il Comitato esprime apprezzamento per la riunione che si terrà nelle prossime ore tra gli amministratori della fascia Jonica Sibarita e Crotoniate alla presenza dei Presidenti delle Province di Crotone e Cosenza.

Il Comitato ritiene il meeting un’occasione importante al fine di aprire un percorso già avviato con la costituzione dei collegi elettorali. Discutere per la prima volta dell’asse Sibari-Crotone, non più come cosa avulsa dal contesto e soprattutto non limitandosi a interventi tampone finalizzati a incancrenire, ancor di più, il precario stato dei trasporti lungo l’Arco Jonico, è notizia che può essere definita senz’altro epocale. Come gruppo di pressione trasversale a qualsivoglia forza politica esprimiamo diffuso il più assoluto consenso ed auspichiamo che questo possa essere solo il primo di una lunga serie d’incontri finalizzati alla discussione comune di tutte le problematiche ed al contempo delle inespresse potenzialità che accomunano i due ambiti in maniera indissolubile.

La statale 106 è da considerare solo un punto di partenza rispetto alla straordinaria portata del progetto Magna Graecia, con conserva una proposta strategica lungo l’Asse Jonico in grado di ristabilire il disequilibrio generato da una visione politica centralista. La proposta Magnograeca prevede l’istituzione di una provincia con due capoluoghi (Corigliano-Rossano a nord – Crotone a sud). Ciò determina un riequilibrio demografico delle province esitenti in una società in cui lo Stato ha fatto prevalere la logica dei numeri supplendola ai diritti Costituzionali, come il diritto alla salute, alla mobilità, alla giustizia, al lavoro. Oggi l’area del Crotoniate e della Sibaritide non vanno da nessuna parte, tant’è che sul fronte sanitario detengono due semi ospedali spoke e un’azienda sanitaria, a fronte dei Capoluoghi storici che sono dotati di ospedali Hub, aziende sanitarie, aziende ospedaliere, università, centrali operative di elisoccorso e del 118. Tutto questo, Magna Graecia, potrà rivendicarlo, ma se uniti e compatti. Diversamente rimarremo terra di conquista. La cartina di tornasole è rappresentata dai Lea (livelli essenziali di assistenza): meno di un posto letto ogni 1000 abitanti su poco più di 400mila, contro i circa 3/1000 del resto della Regione. Nessun reparto d’Emodinamica tra Crotone e Corigliano-Rossano, contro i 6 reparti tra Catanzaro, Cosenza, Castrovillari e Belvedere Marittimo. Una linea ferrata, a Sud di Sibari, rimasta ai tempi dei Borboni e che ancora non riesce a vedere la luce nel lento e farraginoso processo di elettrificazione del monobinario, contro faraonici progetti che parlano di Alta Velocità sul Tirreno.

Una distribuzione del gettito che vede le città di Corigliano-Rossano e Crotone con meno di 4000 dipendenti pubblici cadauno, contro i circa 28mila di Catanzaro, 18mila di Cosenza e 5000 di Castrovillari. Quest’ultima con un terzo della popolazione Pitagorica ed un quarto di quella Ausobizantina. Due Ospedali Spoke (Crotone e Corigliano Rossano) che arrancano e con il continuo spauracchio della chiusura e ridimensionamento dei pochi reparti rimasti, con 2 ospedali soppressi (Cariati e Trebisacce) nonostante siano in ottimo stato di conservazione e pendano finanche sentenze del Consiglio di Stato ad ordinarne la riapertura. Due ospedali di montagna (San Giovanni in Fiore ed Acri) lasciati in balia di loro stessi e fondamentali per tutto l’entroterra Jonico ad essi afferenti. Due aree Zes che potrebbero rappresentare una svolta epocale e che ancora arrancano, sotto il giogo del centralismo Gioiese. Ed ancora due province, Cosenza e Crotone, che rispondono a dinamiche chiare solo al centralismo, dove una rappresenta un pachiderma di oltre 700mila abitanti e l’altra un piccolo fazzoletto di 175mila abitanti. Due aree, quella Pitagorica e quella Sibarita, schiacciate dai rispettivi Capoluoghi storici che hanno infeudato letteralmente lo Jonio, utilizzandolo solo come serbatoio di voti durante le campagne elettorali, relegandolo ad un futuro di soccombenza negando anche la benché minima emancipazione sociale.

La nascita dell’Area Magnograeca permetterebbe la creazione di 3 ambiti pressoché identici: quello Brutia, quello dell’Istmo ed appunto quello Jonico. Non a caso infatti il nuovo collegio elettorale Jonico ha unito tutto il territotio di levante che va dallo Steccato di Cutro a Rocca Imperiale, passando per le propaggini Silane e l’est del Pollino.

Il Comitato, pertanto, auspica che quello che si terrà nelle prossime ore sia il primo di una lunga serie di incontri tra gli amministratori Jonici finalizzato ad aprire una vera e propria vertenza territoriale per l’area della Magna Graecia. In caso contrario, l’attuale classe dirigente potrà essere bollata dalla storia di aver concorso allo stato di connivenza cui l’area Jonica è da sempre sottoposta.

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