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Democrazia Cristiana Calabria chiede rientro di beni del patrimonio storico

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Abbazia Benedettina - LameziaTerme.it

Abbazia Benedettina

La democrazia cristiana della Calabria, per il tramite dei suoi organi nazionali rappresentati  dalla Prof. Graziella Duca Arcuri, dal Prof. Filippo Marino, dall’avvocato Caio Fiore Melacrinis, dai segretari provinciali Gallelli Salvatore e Celeste Ferdinando, visti gli articoli apparsi sulla stampa inerenti alcuni beni del patrimonio storico della Calabria, ritenuto  che gli stessi debbano rientrare nel patrimonio Calabrese dal quale sono stati sottratti onde arricchire  le istituzioni museali Calabresi, chiedono al ministro competente nonché al comando generale dei carabinieri per la tutela del patrimonio, di avviare tutte le azioni utili e necessarie  per il recupero dei predetti beni

Comunicato Stampa

Il tesoro di Sant’Eufemia, dalla Calabria al British Museum di Londra.

Il tesoro è costituito da gioielli di epoca magnogreca ritrovati nel 1865 in contrada Terravecchia nella piana di  Sant’Eufemia, in pratica l’area centrale tirrenica calabrese.

I monili ritrovati, così come spiega lo storico Vincenzo Villella sono “un diadema, parti di due o tre collane, terminali di un paio di  orecchini a spirale, pezzi di alcune cinture, un anello e frammenti di altri ornamenti appartenenti ad  una o più donne ricche”. 

Parte del tesoro  esposto al British Museum di Londra 

Vi sono, inoltre, “un numero imprecisato di monete bronzee che sarebbe stato il corredo di una  sepoltura. Tutti i pezzi sarebbero stati realizzati dalla stessa bottega di quel maestro-artigiano che  viene definito il ‘Maestro di Sant’ Eufemia’, il quale li avrebbe realizzati tra il 330 e il 300 a. C.”. I  documenti degli esperti che hanno ritrovato i monili descrivono nel dettaglio il tesoro composto da  “quattro strisce in oro, facenti parte di una corazza, ritte a metà e da una parte tagliate. Quattro strisce  d’oro più piccole e molto più sottili. E poi un triangolo in oro con lavori di filigrana che potrebbe  essere servito o di frontale al diadema, o di fermaglio alla cintura che sosteneva la spada.

C’è anche una catena in filigrana, di oro, con appeso un medaglione anche in oro, sul quale si  scorgono in rilievo diversi emblemi della città di Siracusa. E, ancora, un medaglione in oro con  emblemi di detta città; altri piccoli oggetti tutti in oro; delle monete in bronzo sul diritto delle quali  si vede la testa di Diana con le frecce nella treccia dei capelli, e nel rovescio il fulmine alato con lo  scritto intorno in lettere greche ‘Agatocle Basileo’. I gioielli, tutti di raffinata ed elegante fattura, sono  l’ennesima testimonianza dell’esistenza della città di Terina, una delle colonie più ricche e fiorenti di  tutta la Magna Grecia.

Il tesoro di Sant’Eufemia 

Il tesoro di Sant’Eufemia viene ritrovato per caso; i reperti sono acquistati dall’antiquario romano  Vincenzo Vitaliani che nel 1896 ne vende una parte al British Museum di Londra. I monili sono  attualmente esposti tra i reperti e i tesori della Magna Grecia. Secondo Dyfri Williams, responsabile  della sezione greco-romana del British, il tesoro di S. Eufemia è “probabilmente il più grande e 

importante ritrovamento di oreficeria greca della Magna Grecia”. Il diadema facente  parte dei monili ritrovati negli scavi di Terina 

François Lenormant, assiriliogo e numismatico, è fra i primi studiosi a sostenere che nella piana lametina sia stata insediata la città di Terina, colonia della grande e potente Crotone. Successivamente  l’archeologo Paolo Orsi inizia le sue ricerche proprio nella zona, al fine di individuare i resti  dell’antica colonia. Tuttavia, solo nel 1997 si avviano gli scavi che riportano alla luce i resti  dell’antico agglomerato urbano.

Terina fiorente città della Magna Grecia 

Secondo le fonti storiche, la città greca di Terina è fondata nel VI secolo a.C. dai Crotoniati. Questi, già insediati nella zona ionica calabrese, intendono espandere il loro dominio sul Mar Tirreno. L’obiettivo è quello di garantirsi il completo controllo dell’istmo, ovvero dell’area centrale  della regione. 

Terina, fra il V e il IV secolo a.C., come molte città greche della Calabria, cade sotto il dominio  dei Siracusani. In seguito nel III secolo a.C. è conquistata dai Bruzi. Nel 272 a.C. si concludono le  belligeranze contro Taranto e la colonia ellenica è sottomessa all’autorità del governo di Roma. Nel  

203 a.C. è distrutta da Annibale perché rifiuta di schierarsi al fianco dei cartaginesi. La via dell’istmo 

Gli scavi iniziati nel 1997 ed effettuati in località “Iardini di Renda” di Sant’Eufemia Vetere dal  1997 hanno fatto emergere la prima area archeologica di Terina. Un insediamento urbano ben  strutturato, caratterizzato da due grandi arterie. A ridosso delle due strade i resti dell’agglomerato  urbano costruito, secondo gli storici, il IV ed il III secolo a.C.

Le monete della  colonia magnogreca raffiguranti la ninfa Terina e la Nike alata 

La potenza e la ricchezza dell’insediamento magno-greco è rappresentato dal conio raffinato delle  sue monete. Terina e Skilletion (odierna Squillace, cittadina dello Jonio catanzarese) avevano un  ruolo strategico nel controllo della “via dell’Istmo”, il tratto viario al centro della regione che  costeggiava il fiume Amato.

Il ‘corridoio’ privilegiato per la comunicazione e i commerci che  permetteva la comunicazione tra le colonie in terra calabra e la madrepatria: l’Ellade.

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