Lamezia. La scuola che diventa odissea senza fine: la lettera aperta di una mamma
3 min di letturaRiceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una mamma lametina che racconta l’odissea che è diventata ormai la scuola. Un incubo per bambini, genitori e per tutta la società in cui viviamo.
Di seguito il testo della lettera: “Sono tanti mesi ormai che mi ritrovo ad elemosinare due diritti fondamentali per mio figlio e per la mia famiglia: Salute e Istruzione. Mesi in cui ha prevalso la burocrazia invece del buon senso, mesi in cui i decisori politici non hanno voluto tenere in conto che ogni realtà è diversa, che ogni scuola è diversa, che ogni aula è diversa per composizione e numero di persone. In queste aule ci sono esseri umani, bambini, non cose, oggetti e statistiche.
Per me la scuola è fondamentale, è un bene inestimabile, fonte di crescita e arricchimento. E’ il mondo in cui i nostri tesori cominciano a prendere confidenza con la società, in cui muovono i primi passi in una realtà diversa da quella ovattata della famiglia, in cui capiscono che le regole sono importanti per assicurare i diritti di tutti, in cui affrontano momenti di confronto necessari al loro sano sviluppo, in cui aprono le loro meravigliose menti e apprendono, apprendono, apprendono.
Ma la scuola deve essere un luogo sicuro, sempre. La scuola non può trascurare il suo ruolo, non può dimenticare o, forse, non deve essere messa nella condizione di scegliere tra il bene , il giusto e l’opportuno. Tra i suoi doveri c’è anche quello di garantire la sicurezza e la salubrità degli ambienti scolastici.
Le diverse esigenze delle famiglie sono rimaste inascoltate e così ci si è divisi in odiose fazioni. A causa di regole fatte per astratto abbiamo fatto la cosiddetta “guerra fra poveri”, in cui tutti dicevamo la stessa cosa, diritti per i nostri figli. E più si è andati avanti più la guerra è diventata cruenta e crudele. Fatta di ordinanze, ricorsi, liti, hate speeches. Comportamenti incivili dettati dall’esasperazione. Abbiamo attraversato momenti assurdi in cui non si sapeva cosa si doveva fare l’indomani: mandare i figli a scuola in presenza o farli studiare in Dad. A tal proposito non mi stancherò mai di ringraziare le insegnanti di mio figlio, maestre di scuola e di vita.
Mio figlio oggi è a casa invece di essere a scuola con i suoi compagni. E’ stata una decisione combattuta, sofferta, pensata e ripensata. Tutto perché non credo assolutamente che in un momento del genere, in cui la situazione pandemica è nel pieno della sua crisi, la scuola sia stata messa in sicurezza, almeno non la classe di mio figlio in cui niente è cambiato.
In questi mesi sono stata messa a dura prova su molti fronti. Il mio lavoro, i miei continui studi, la mia famiglia ha attraversato momenti bui, come penso sia successo anche in tante altre famiglie. Ma quello che mi ha roso come un tarlo subdolo e stillicida è stata la scuola. Dover mandare ogni giorno mio figlio in un ambiente non completamente sicuro e sperare che tutto andasse bene, è stato un inferno. La mia desolazione nasce dal fatto che si poteva fare di più. Non so cosa deciderò per mio figlio, se continuare con questo tipo di scuola o trovare un’altra soluzione. Sicuramente farò la scelta più opportuna nel suo interesse e sarà una scelta ben ponderata”.