Associazione i Quartieri: “Rimuovere i viceré dell’Asp di Catanzaro!”
4 min di letturaL’Associazione I Quartieri esprime il proprio disappunto riguardo alla vicenda del Sant’Anna Hospital
Comunicato stampa
“Il tempo degli appelli alla responsabilità è finito, se risulta a vero che la riunione di stamattina con il Prefetto di Catanzaro e con il Commissario ad Acta ed i Commissari dell’Asp cittadina sulla vicenda del Sant’Anna Hospital ha, come era prevedibile, partorito il nulla!
Siamo di fronte alla volontà estrema e francamente poco comprensibile di chi si sente Viceré usando il diritto e la norma di legge come fosse una mannaia, probabilmente nella convinzione di un impunità e di una protezione extra, che supera la normalità ed il principio che “La legge è uguale per tutti”. Non si capisce perché in una democrazia che si dichiara matura possano esistere procedure di segretazione di atti e di decisioni, soprattutto se questi incidono pesantemente sul futuro dei cittadini, che non sono al giogo della schiavitù, in termini di salute e di lavoro. Se è così e, francamente vorremmo non immaginarlo, allora ritorna quella trasversalità di poteri, probabilmente opachi, che hanno segnato la storia d’Italia con grandi buchi neri, dove ancora oggi mancano all’appello mandanti ed esecutori.
Nella vicenda del Sant’Anna Hospital forse i mandati e gli esecutori sono facilmente identificabili e, le dimissioni della funzionaria dell’Asp che aveva firmato lo stop ai ricoveri alla vigilia di Natale, la dice lunga sulla legittimità di quanto disposto e su delle probabili responsabilità da accertare che interessano l’intera catena di comando dell’Asp di Catanzaro commissariata per mafia. Appare a questo punto legittimo domandarsi cosa sia in concreto la mafia e fino a che punto questa sia permeabile negli organigrammi e nei meccanismi di risposta della pubblica amministrazione calabrese, di cui anche l’Asp di Catanzaro fa parte, anche a pieno titolo.
C’è in tutta questa storia della sanità calabrese, quella dei grandi buchi di bilancio, un dato incontestabile che tutti usano la logica di Ponzio Pilato, si lavano le mani. Se le lava il commissario Longo che ha firmato un decreto di accreditamento al Sant’Anna Hospital inattuabile per le prescrizioni forse suggerite, che porterà ad un peggioramento degli indici LEA ed un aumento della migrazione sanitaria, mentre di converso sancirà, perché sottoscritto nei fatti, uno spostamento illegittimo sul territorio di fondi dedicati in sanità, palesando un danno erariale cui rispondere. Saranno certamente questi temi delle prossime verifiche del Tavolo Adduce.
Intanto il Sant’Anna Hospital muore, facendo morire la speranza di cura dei calabresi ed aumentando i profitti della sanità privata e pubblica fuori dai confini della regione, ma tutti tacciono, tutti in particolare la politica tace a tutti i livelli, tutti con la testa sotto la sabbia per non disturbare i progetti futuri, forse di scalate ostili e da consumare in saldo. Intanto il dialogo avviene in privato, fra i partecipanti ad una specie di seduta spiritica, dove tutti sono esclusi, il management della clinica Sant’Anna ed pure i rappresentanti sindacali, chissà perché?
Mobilitare le coscienza, almeno quelle rimaste impone a tutti, fuori da schieramenti e colori politici di partecipare alla manifestazione del prossimo 1 maggio davanti alla clinica Sant’Anna, dove anche il sindaco Abramo ed i consiglieri comunali sono chiamati a dare una risposta, la stessa che resta nella responsabilità della politica regionale e dei parlamentari della Repubblica eletti in Calabria, non ultimo il presidente f.f. Spirlì, che forse è il meno colpevole e che sia pure sbagliando ha il coraggio civico di metterci la faccia.
Questa volta non c’è ulteriore appello, chi manca è assente per volontà, mentre tutti continueremo anche con la class action in atto a chiedere il rispetto della legge, la punibilità di eventuali reati penali o amministrativi e la rimozione dei commissari ex prefetti dell’Asp di Catanzaro, Viceré non voluti e non riconosciuti dal popolo catanzarese e calabrese.”