Un invito a lavorare tutti insieme per i 4 salumi DOP di Calabria
4 min di letturaL’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria dice no alle polemiche
Sulla questione Salumi di Calabria DOP abbiamo cercato di stare alla larga delle polemiche nelle quali ci si vuole per forza trascinare.
Abbiamo cercato di essere propositivi e costruttivi, abbiamo evidenziato una criticità, ma soprattutto, e questa è la nostra unica colpa, abbiamo pubblicato documenti ufficiali ai quali continuiamo a fare riferimento, per ultimo la Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.102 del 29-04-2021, che recita testualmente “Visto il decreto ministeriale del 27 gennaio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – serie generale – n. 35 dell’11 febbraio 2021, con il quale e’ stato confermato, da ultimo, al Consorzio Salumi di Calabria (ora Consorzio di tutela del Capocollo di Calabria DOP e della Pancetta di Calabria DOP) l’incarico a svolgere le funzioni di cui all’art. 14, comma 15, della legge 21 dicembre 1999, n. 526 solo per la DOP «Capocollo di Calabria» e per la DOP «Pancetta di Calabria»”.
Pensiamo, pertanto, che la cosa sia chiara, di facile lettura e di agevole comprensione e, piaccia o non piaccia, così è per il Consorzio di tutela del Capocollo di Calabria D.O.P. e della Pancetta di Calabria D.O.P..
In breve, il “Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria a Denominazione d’Origine Protetta” o “Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria a D.O.P.” deve prendere atto di quanto riportato dalla Gazzetta Ufficiale, e comprendere che “il facimmu ammuina” non aiuta e non aiuterà a superare l’impasse creatasi.
Precisiamo, inoltre, che l’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria non ha mai inteso addebitare colpe a chicchessia, ma ha solo preso atto di un fatto certificato.
È successo, ed è per questo che si è fatta promotrice di iniziative costruttive tese a ridare ai due prodotti usciti dalla sfera del Consorzio una dignità nazionale al pari degli altri prodotti con riconoscimento comunitario.
Sulla salsiccia e la soppressata Dop di Calabria, fino a prova contraria, nessuno ha l’esclusiva, per come invece vogliono indurci a pensare, ma sono beni comuni, eccellenze del nostro territorio ed alla tutela dei consumatori ci pensa l’ente certificatore che è soggetto terzo.
Ci dispiace tra l’altro smentire anche l’affermazione, assolutamente non vera, apparsa su alcuni organi di stampa (vedi Calabria Economia del 3 maggio 2021, ndr), che l’Accademia avrebbe scritto nella sua nota stampa che la salsiccia e la soppressata di Calabria avessero perso la DOP, mentre era chiaramente riportato nella nota che i due prodotti erano rimasti orfani di Consorzio di tutela, cosa ufficializzata dal decreto Ministeriale.
Per ultimo, da fonti ufficiali, abbiamo appreso che nessuna iniziativa è ufficialmente in corso per abbassare le percentuali di rappresentanza e che nessuna pratica è sui tavoli del Ministero stesso riguardo la salsiccia e la soppressata Dop di Calabria.
Pertanto, al momento la percentuale di rappresentanza all’interno dei Consorzi di tutela delle produzioni DOP è di 2/3, e ci preoccupa non poco quanto abbiamo letto: ovvero, che si auspica, da parte della Presidenza del Consorzio di tutela del Capocollo di Calabria D.O.P. e della Pancetta di Calabria D.O.P., una variazione della percentuale di rappresentanza al ribasso.
Avremmo invece voluto leggere nel suo comunicato che si lavora nella direzione dell’aggregazione, della collaborazione, dell’ampliamento delle aziende associate per il raggiungimento dei numeri richiesti dalla normativa vigente, perché questa sarebbe stata una visione che avremmo condiviso immediatamente, mettendoci, come abbiamo fatto sempre, a disposizione per la valorizzazione delle produzioni tipiche regionali.
Purtroppo, con non poco rammarico, prendiamo atto che con acredine siamo stati tacciati, da chi davvero vuole rappresentare una diversa realtà da quella ufficiale, di essere falsi profeti e di voler vivere alle spalle di chi lavora: proprio noi che svolgiamo attività di divulgazione culturale in ambito enogastronomico e soprattutto dei salumi, sempre e soltanto gratuitamente, a vantaggio di tutta la comunità.
Siamo sempre più convinti che chi ha ruoli apicali di rappresentanza dovrebbe avere un comportamento, più sobrio e irreprensibile, consono al proprio ruolo istituzionale, altrimenti si corre il rischio di danneggiare l’importante comparto e di rendere un pessimo servizio ai propri associati e al territorio.
Infine, teniamo a precisare che siamo sempre più convinti che, per come avviene in tutta Europa, più consorzi, ognuno dei quali rappresenta una o più produzioni DOP (la Toscana, ad esempio, ne ha tre, uno per ogni produzione suina a marchio comunitario, ndr), hanno modo di esistere, coesistere e aggregare un alto numero di produttori della filiera suinicola calabrese.
Allora, anche nella nostra complessa realtà calabrese non dovrebbe essere difficile poter operare, in modo proficuo, tutti insieme.