Ciao Franco, ciao Battiato. Il maestro è andato via.
5 min di letturaIl maestro era già andato via, sembra sul finire del 2017. E oggi ha lasciato quel corpo che galleggiava nell’oblio da allora. Nella sua produzione filosofica e musicale, posta “tra cielo e terra” la “morte non esiste” ha detto, ma esiste questo enorme patrimonio di vibrazioni e universi che mi ha lasciato.
“Ho già scordato la mia dimensione e forze sconosciute mi strappano da me” (Fenomelogia, 1972).
Cosa sei stato per me, non lo so ancora. Forse mio mentore, forse mio padre putativo, dopo che il mio era partito per il suo mondo lontanissimo.
Una fonte di saggezza, uno stimolo di letture e di ricerca ma anche di ilarità. L’unico compagno di ogni minima emozione vissuta.
Hai cantato una canzone per ogni tessera del puzzle.
Eri lì con me quel 25 maggio, nella sala operatoria. Eri lì con me quel 6 aprile, mentre riposavo tra le lenzuola fredde.
Eri lì con me, vestita di bianco, quel 30 giugno.
Sei con me ogni 2 maggio.
Eri in tutti i lettori di cd delle case che ho cambiato.
Eri l’unico autore dei cd che traslocavano con me.
Eri alle feste degli amici che mi invitavano.
Eri nelle orecchie prima degli esami.
Eri con me, a Place de Clichy, ogni sera mangiando blinis e bevendo vino.
Eri in quelle cuffie gracchianti mentre fotocopiavo libri alla biblioteca del Centre George Pompidou.
Eri l’unica musica e narrazione sul mio primo iPod.
Eri con me mentre scrivevo i copy nel mio primo stage a piazza della Signoria.
Eri con me tutte le mattine e tutte le sere nel bilocale di Ripamonti 109, e poi nella camera con terrazzino interno, a piazza Napoli.
Eri come con me sulla 90, tutte le mattine, stretti come sardine.
Eri con me in tutti gli intercity notte Tommaso Campanella e poi, in tutti i voli Lamezia-Milano.
Eri con me nell’inverno affacciato sulla spiaggia di Canneto; aspettavamo salire à jancana a maggio.
Eri con me in ogni valigia, in ogni parola scritta e pensata, in ogni click della mia prima reflex, una nikon.
Eri con me nelle feste in cui non c’eri.
Eri nello spazio bianco di Ripamonti 101, e si che di cd ne aveva Marco ma c’eri sempre tu, di sera e di mattina, a volume alto.
Eri nel primo viaggio che facemmo sull’Aspromonte e poi qualche settimana dopo arrivammo proprio a Milo e la musica vibrava nelle cellule.
Sei stato la prima playlist di mia figlia quando era ancora nell’incubatrice.
Sei il cuccuruccucu della prima canzone che ha imparato e sei il primo della domenica mattina stupidera.
Sei con me in tutte le attese, in tutti i brindisi, in tutti gli spazi che ho riempito e in tutti i vuoti che mi prendo.
Sei stato con me in tutti gli uffici e in tutte le presentazioni creative, “filosofiche” le chiamano.
Sei una cit. che non scordo mai.
Sei stato il sottofondo e le discussioni di tutti le relazioni più importanti della mia vita.
Sei con me adesso, in ogni pulviscolo che seguo tra la sedia a dondolo e il cielo azzurro che entra ed esce tra le foglie delle piante verdi smosse dal vento: portano la luce fioca di Milano nei negli occhi, girati in altro per fermare le lacrime.
Perché le gioie del più profondo affetto
O dei più lievi aneliti del cuore
Sono solo l’ombra della luceRicordami come sono infelice
Lontano dalle tue leggi
Come non sprecare il tempo che mi rimane
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai (l’ombra della luce, 1991)
Sei con me da sempre ma ho una data ben precisa in cui ho conosciuto il tuo nome e il tuo cognome. Era primo maggio del 2007, ero in piazza San Pietro.
Svenni dal caldo, miscelato con birra e fumo, al mio risveglio sul palco c’eri tu con la tua La Cura.
I volti degli amici intorno erano più luminosi, l’odore dell’aria e il sapore dei crakers erano più intensi.
Da quel momento lo spazio e il tempo evolsero.
Trovai in te le parole che mitigarono il mio lutto, le parole che mi allenarono alla distanza con il passato e quelle che accolsero il futuro.
Da allora ho creato decine di playlist per gli amici e seguito ogni concerto intorno a me, da Reggio Calabria a Milano. Con gli amici più strani e con le amiche più autentiche.
Lascio agli eredi l’imparzialità,
La volontà di crescere e capire,
Uno sguardo feroce e indulgente,
Per non offendere inutilmente.Lascio i miei esercizi sulla respirazione,
Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione.Lascio agli amici gli anni felici,
Delle più audaci riflessioni,
La libertà reciproca di non avere legamiE mi piaceva tutto della mia vita mortale,
Anche l’odore che davano gli asparagi all’urinaWe never died,
We were never borne! (testamento, 2004)
Stamattina, ho detto le preghiere per mia nonna che oggi avrebbe compiuto 104 anni.
Qualche minuto dopo ho iniziato a ricevere whatsapp con frasi delle tue canzoni, cuori neri, cuori rotti, emoticon tristi. Gli amici hanno condiviso con me, di te. Ne sono stata consolata e grata.
Mi farò strada tra cento miliardi di stelle
La mia anima le attraverserà
E su una di esse vivrà eterna
Vi sono dicono cento miliardi di galassie
Tocco l’infinito con le mani
Aggiungo stella a stella
Sbucherò da qualche parte
Sono sicuro
Vivremo per l’eternità (Vite Parallele, 1998).
E poi c’è Torneremo Ancora.
E’ l’unico pezzo che hai lasciato senza concerto, almeno in questa dimensione.
Due settimane fa, la più piccola mi ha fatto un biglietto per il mio compleanno:
Questa mattina, non potevo che stare ancora in tua compagnia con una playlist- nonostante il remastered. Ciao Franco.