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Covid, l’annuncio dell’immunologa Viola: “Siamo fuori dalla pandemia”

4 min di lettura
Antonella Viola

L’immunologa Antonella Viola ha parlato della fine della pandemia e del ruolo della scienza nella lotta al Covid

PORDENONE – “Siamo già fuori dalla pandemia. Ci siamo svegliati in un nuovo giorno in cui conviviamo con un nuovo virus e di conseguenza ogni tanto dovremmo usare le mascherine nei luoghi chiusi, dovremmo usare i green pass ancora per un po’, ma abbiamo avuto un’ estate normale, siamo qui a chiacchierare tranquillamente”.

Lo dice all’ANSA l’immunologa Antonella Viola a Pordenonelegge il 17 settembre con il libro per ragazzi ‘Virus game. Dall’attacco alla difesa: come si protegge il corpo umano’ (Mondadori) scritto con Federico Taddia e con ‘Danzare nella tempesta’ (Feltrinelli), entrambi dedicati a come funziona il sistema immunitario.

“Dobbiamo adattarci a una nuova convivenza, ma non continuiamo a pensare che siamo ancora in emergenza, perché altrimenti la vera emergenza diventerà l’ansia da pandemia nelle persone” è l’invito della Viola che crede e ha sempre fatto divulgazione scientifica.

E degli scienziati diventati improvvisamente star per l’emergenza coronavirus, cosa pensa? “Credo sia stato importante esserci perché siamo stati i narratori di quello che stava accadendo. Non credo che saremmo arrivati alla stessa percentuale di vaccinazione se non fossimo stati ogni giorno a dire che i vaccini sono sicuri, non modificano il Dna e così via. Centinaia di persone mi scrivono ‘mi sono vaccinata perché lo ha detto lei’.

La scienza, da sempre, è stata assente dai televisori, dai giornali, dalla comunicazione e questo lo abbiamo pagato caro perché ci siamo trovati completamente impreparati quando è scoppiata la pandemia: non avevamo un piano pandemico, le mascherine” spiega l’immunologa e professoressa di Patologia generale all’Università di Padova.

“Ho vissuto questa mia chiamata al pubblico, alla comunicazione, come una missione non solo per il Covid, per raccontare cosa stava accadendo, ma per dare voce alla scienza. Abbiamo visto tutti che la nostra società se non ha, non dico una guida, perché non ci credo, ma il contributo della scienza alla politica, alle decisioni importanti, si ritrova poi, quando arriva l’emergenza, completamente impreparata. Ed è questo il motivo per cui continuo ad andare in televisione anche adesso. Abbiamo avuto l’occasione di essere presenti nel dibattito pubblico e non possiamo perderlo” afferma. Ma perché finora c’è stata questa esclusione? “Lo scienziato viene visto un po’ come un tecnico, come qualcosa di strambo, di isolato. E poi non c’è cultura scientifica nel nostro Paese. Si è sempre spinto verso la cultura letteraria artistica, ma mai verso quella scientifica. E’ stata sempre poco interessante per l’audience. Poi lo scienziato è uno che annuncia catastrofi e la politica non è interessata ai problemi a lungo termine, ma solo all’immediato, mentre la scienza si occupa del lungo termine, questa è la vera differenza, allora è meglio non ascoltarci”.

Tra gli scienziati ci sono state posizioni diverse sul coronavirus. Non crede abbiano creato un po’ di confusione? “Ci sono state nella prima fase della pandemia posizioni diverse perché non si conosceva esattamente quello che stava accadendo.

La scienza è dubbio, a maggior ragione nei confronti di una cosa completamente nuova. C’era chi diceva ‘è una banale influenza’, chi ‘è una cosa molto seria’. E’ stata una fase di confusione dovuta al fatto che alcuni colleghi hanno sbagliato. A qualcuno è stato dato troppo spazio. Il problema è che è stata spettacolarizzata la pandemia” dice la Viola che non risparmia accuse anche al giornalismo.

“Nella seconda fase le cose sono cambiate. Oggi siamo tutti allineati. Le differenze sono sottilissime. Sono differenze di stile, di personalità non di contenuto scientifico” aggiunge.

Rendere consapevoli i cittadini è per la Viola il primo passo e il più importante da fare. Per questo ha scritto ‘Virus game’ e ‘Danzare nella tempesta’.

“Attraverso la comprensione del sistema immunitario spero che i ragazzi possano avvicinarsi alla vaccinazione in maniera serena. Il libro è costruito come un videogioco e il sistema immunitario si presta bene a questa narrazione tipo gioco. Con Taddia abbiamo pensato di inserire un test tra un livello e l’altro proprio come nei videogiochi.
‘Danzare nella tempesta’ è più complesso, per un pubblico adulto, con una narrazione diversa, un po’ personale, legata al mio approccio, alla mia storia come scienziata. A tutto tondo tocca i grandi temi attuali della ricerca biomedica”.

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