Pd e centrosinistra riflettano pubblicamente su ultime sconfitte in Calabria e a Lamezia
4 min di letturaA quasi due settimane dalle elezioni regionali, è sconcertante l’assenza di qualsiasi dibattito o avvio di una minima riflessione da parte delle forze politiche, a Lamezia come in Calabria
Comunicato Stampa
E’ come se il risultato elettorale fosse un prodotto del fato, un mero dato numerico da scrivere su una tabella e poi voltare pagina, come se niente fosse successo.
E’ sconcertante che questa totale assenza di riflessione e discussione sul risultato elettorale avvenga tra quelle forze politiche che, a Lamezia e in Calabria, escono sonoramente sconfitte dall’ultima tornata elettorale regionale: il Pd e, insieme al Pd, tutto il centrosinistra.
Senza voler puntare il dito, ma fermandoci ai dati di fatto incontrovertibili, il Partito Democratico, nel giro di meno di due anni, ha collezionato tre sconfitte: comunali 2019, regionali 2020 e le ultime regionali 2021.
Un dato che, alla luce dei risultati degli ultimi ballottaggi, mostra una profonda contraddizione tra quanto avviene in Calabria e a Lamezia e quanto avviene nel resto del Paese dove il centrosinistra riporta significative vittorie nei capoluoghi di Regione e nei capoluoghi di provincia.
E allora mi domando: possibile che, in Calabria e a Lamezia, all’indomani del voto alle elezioni regionali, a parte qualche singolo esponente, nessuno si sia posto delle domande sul risultato del voto e soprattutto sulla qualità dei processi politici che hanno riconsegnato di nuovo la regione al centrodestra?
Possibile mai – lo domando ai dirigenti del Pd lametini e calabresi – che la colpa sia sempre dell’altro, che si chiami De Magistris o in altro modo, e non si abbia il coraggio di mettersi di fronte alle proprie responsabilità? A nessuno viene il dubbio che i processi di scelta dei candidati da parte del Partito Democratico, i casting come qualcuno li ha chiamati, siano frutto di compromessi al ribasso, portati al termine a pochissimi mesi dal voto, per di più in piena estate, con le conseguenti e scontate bocciature parte dell’elettorato?
Ritengo urgente una riflessione sul risultato elettorale con una sana e robusta autocritica che non riguardi solo i gruppi dirigenti del partito democratico e delle forze del centrosinistra, ma sia una discussione pubblica, ampia e plurale.
Il Partito Democratico, in Calabria come a Lamezia, deve farsi promotore di un percorso di rinnovamento reale, non autoimporsi di volta in volta al centro di processi che non portano a nulla, pretendendo ogni volta di dare le carte e di imporre candidati con il proprio “marchio”, per poi arrivare alle bocciature che ormai conosciamo da troppi anni, a Lamezia e in Calabria.
Un rinnovamento che non sia un cambio di posizionamenti o di nomi, ma che richiede il coraggio, una volta per tutte, di smontare un sistema e di voltare pagina.
Lancio una provocazione: di fronte a un quadro come quello venuto fuori dalle ultime elezioni regionali, con un astensionismo ogni volta sempre maggiore e un’incapacità lampante del centrosinistra di intercettare la vasta area del “non voto”, gli attuali gruppi dirigenti del Pd in Calabria hanno il coraggio di farsi da parte per dare spazio a un nuovo gruppo dirigente, fatto delle migliori espressioni delle nuove generazioni di calabresi, in grado di imprimere un processo di rinnovamento nei contenuti, nelle forme e soprattutto nella capacità politica di intercettare le istanze reali dei cittadini calabresi? Quel coraggio che, tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, ebbero gli allora dirigenti del PCI intercettando i cambiamenti di una società che non era più quella conosciuta fino a quel momento.
Di fronte alle sfide che si pongono davanti, in particolare l’arrivo di risorse di portata storica con il PNRR, una forza politica seria di centrosinistra non può non porsi delle domande e dare delle risposte che non si riducano al solito “bla bla bla”, per citare Greta Thunberg, ma siano risposte di natura politica e programmatica.
Come immaginiamo Lamezia e la Calabria nei prossimi decenni?
Che ruolo immaginiamo per i borghi dell’hinterland lametino: vogliamo lasciarli allo spopolamento o cogliere questa occasione per creare una rete tra Lamezia e il comprensorio e rivitalizzare queste aree valorizzando le peculiarità economiche, produttive e culturali?
Nella nostra città si trova la più grande area industriale del Mezzogiorno, l’area ex Sir, ma alle spalle c’è un triste deserto e all’interno i soliti giochi e giochini di potere, senza alcuna visione di sviluppo.
Vogliamo riprogrammare lo sviluppo di quell’area in termini di progettualità, innovazione, servizi? Vogliamo accontentarci di poter dire che abbiamo in città l’aeroporto internazionale, quasi come un pennacchio, o vogliamo valorizzarlo nell’ottica di un collegamento tra il Sud e la Calabria con l’Africa e il Mediterraneo?
Mi auguro che le forze politiche e civiche del centrosinistra, senza aspettare le prossime scadenze elettorali, inizino subito a dare risposte a queste domande che delineano la visione di Lamezia e della Calabria dei prossimi dieci e venti anni.
Di fronte a un centrodestra che vince con i soliti metodi e le solite vecchie logiche, come centrosinistra possiamo essere alternativi solo se ripartiamo dall’etica, da un processo di rinnovamento reale e non a parole, da una politica di progettualità per rispondere alle urgenze di una Regione che, ahinoi, continua a perdere come in una lunghissima emorragia le sue professionalità e le sue energie migliori.
On. Costantino Fittante, ex parlamentare