Il tema del riscatto della donna nella fiaba “Re Pipuzzu fattu a manu”
3 min di letturaIl tema del riscatto della donna e del rilancio della tradizione calabrese nella fiaba “Re Pipuzzu fattu a manu” portata in scena al teatro Grandinetti di Lamezia Terme
Il riscatto della donna, artefice del proprio destino, unito all’anelito di rilancio della tradizione calabrese, ha dominato la fiaba “Re Pipuzzu fattu a manu”, messa in scena al Teatro Comunale Grandinetti dalla compagnia calabrese Scena Verticale e raccontata dal melologo, attore, regista e drammaturgo Dario De Luca, supportato dall’accompagnamento musicale di Gianfranco De Franco.
Si tratta del secondo appuntamento della Stagione teatrale “Vacantiandu in anteprima”, ideata e diretta da I Vacantusi con la direzione artistica di Nico Morelli e Diego Ruiz e ripresa con successo dopo una breve pausa, dovuta alla diffusione del Covid – 19, con la commedia brillante “Neanche il tempo di piacersi” con Marco Falaguasta.
Su un palco semibuio e allestito con grande semplicità, Dario De Luca ha tenuto il numeroso pubblico, composto da adulti e ragazzi, con il fiato sospeso per un’ora intera di spettacolo dando corpo e voce a “Re Pipuzzu fattu a manu”e narrando l’avvincente storia in dialetto calabrese intercalato da passaggi in lingua italiana, insieme a Gianfranco De Franco che, utilizzando strumenti a fiato tradizionali ed elettronica, ha creato suoni ed atmosfere sospese tra magia, miti e illusioni.
Lo spettacolo, ispirato ad un racconto popolare tratto da “Re Pepe e il vento magico” del palmese Letterio Di Francia, a dispetto del titolo che cita il re, vanta come protagonista una donna, Reginotta, figlia del re Pipuzzu, che viene interpretata da Dario De Luca, quasi sempre seduto, scalzo, in gonna lunga e maglia bianca e in tutta la sua forza combattiva e voglia di autonomia.
Infatti, quando il padre le propone una schiera di possibili mariti, Reginotta preferisce costruirsene uno con le proprie mani impastando per sei mesi farina, acqua e sale, mettendogli in bocca un peperoncino e dotandolo di intelligenza, fedeltà, bontà, passione e gelosia, ma non di coraggio in quanto la boccetta che lo contiene le cade a terra.
Finalmente dopo questo lungo periodo re Pipuzzu viene completato e quindi è pronto anche per il matrimonio. Durante una passeggiata in una giornata di vento, Pipuzzu viene rapito da una Draghessa. Disperata Reginotta va alla sua ricerca nel bosco e, dopo aver superato dure prove, con l’aiuto di tre vecchi che le offrono tre doni miracolosi, una castagna, una noce e una nocciola, riesce a ritrovare l’amato re e riportarlo su un cavallo nel suo palazzo.
Indescrivibile in platea l’emozione che si intreccia con la ricostruzione antropologica e sociale della Calabria caratterizzata dalla bontà del cibo, dal senso dell’ospitalità e dal destino che affonda in questa terra terra ataviche radici come pure la magistrale performance di Dario De Luca il quale, attraverso un’attenta lettura della fiaba, fa rivivere mirabilmente i personaggi, che Reginotta incontra durante il suo affannoso percorso di ricerca dell’amato, come la Draghessa, la serva, i carcerati, gli anziani del villaggio.
E lo fa coniugando mirabilmente le parole, il canto di una filastrocca (Re Pipuzzu fattu a manu) e la suggestiva gestualità del corpo e arricchendo la sua narrazione con l’ipotesi di tre possibili finali sull’innocenza o meno di Pipuzzu che il pubblico femminile presente dovrà scegliere ad alzata di mano: la scelta cade sulla terza opzione per la quale Reginotta lascerà Pipuzzu e incomincerà ad impastare a suo piacimento un altro re. Trionfale la chiusura dello spettacolo dominata da applausi ed applausi.
Lina Latelli Nucifero
Foto di Angelo Maggio