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Il tema della follia e dell’autodistruzione nello spettacolo “Anna Cappelli”

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Anna Cappelli

Il tema della follia e dell’autodistruzione è stato al centro dello spettacolo “Anna Cappelli” andato in scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme e inserito nella stagione teatrale “Vacantiandu” diretta da Nico Morelli e Diego Ruiz

Prodotto dalla compagnia calabrese Teatro Primo, lo spettacolo, con la regia di Christian Maria Parisi, è l’ultimo lavoro di Annibale Ruccello, drammaturgo prematuramente scomparso, presentato nel mese dedicato alle donne dall’associazione “I Vacantusi” nel rispetto delle vigenti norme anti-Covid.

Sul palco semibuio un cubo, realizzato da Aldo Zucco e rivisitato dallo scenografo Osvaldo La Motta, ha reso più incisivo l’ironico e pungente monologo della brava attrice Silvana Luppino, nelle vesti di Anna Cappelli, la quale ha raccontato la sua particolare storia guidando il pubblico sin dentro la sua psiche e coinvolgendolo profondamente nella sua vita ricca di sfumature drammatiche, ironiche e nel contempo spietate.

Anna Cappelli, apparentemente una donna come tante altre ingenua e scialba, è un’impiegata dell’uffico del catasto di Latina che, nell’Italia ’60, vive ai margini della società, tra camere con uso di cucine in comune, uffici grigi, sognando una casa tutta sua e un uomo che la prenda in sposa in modo che possa colmare la sua insopportabile solitudine.

La svolta decisiva sembra arrivare quando Anna incontra Tonino Scarpa, un ragioniere insipido ma benestante che inizia a corteggiarla convincendola a vivere insieme nella sua splendida casa.

Ma, col passare del tempo, si fa strada in modo eclatante la perversa poliedricità dell’unica protagonista in tutti i suoi aspetti.

Infatti la donna, lasciandosi sopraffare dall’avidità, dalla sete del possesso dell’altro e dall’ansia bruciante di identificarsi con ciò che ha, finisce col distruggere se stessa e la persona amata.

L’oppressione di un’esistenza piccolo-borghese, il rancore, che si annida nel quotidiano, lo status sociale, che conta più dell’esistenza, si convertono ben presto in tensioni che avvelenano completamente la natura umana di Anna che scivola sempre più verso il baratro della follia trascinando con sé lo spettatore che, talvolta, applaude anche a scena aperta.

Dopo alcuni anni di convivenza con Tonino Scarpa, l’ossessione di Anna si inasprisce giungendo a controllare la vita dell’uomo che sottomette alla sua volontà costringendolo finanche a licenziare l’anziana cameriera Maria che lo accudiva. E quando Tonino tenta di lasciarla , Anna incapace di accettare l’ennesimo abbandono, vedendo la sua vita andare a pezzi, sprofonda nella follia senza ritorno e incendia la casa suicidandosi .

«Questo spettacolo fa innamorare del teatro chi non è abituato a frequentarlo partendo proprio dalla drammaturgia. È vero che la vita è dominata dal destino ma è altrettanto vero che il destino te lo costruisci con quello che fai o che non fai. Da qui la necessità di autodeterminarsi e provare fino in fondo quello in cui si crede. Anna Cappelli non è diventata probabilmente quella che avrebbe voluto perché non ha fatto altre scelte e certamente non si sarebbe trovata nella situazione che conosciamo».

Cosi ha risposto il regista Christian Maria Parisi ad una domanda rivoltagli dalla Stampa sul messaggio che l’opera, di disarmante attualità e scritta nel 1986, lancia ai giovani soprattutto a quelli che frequentano il teatro agevolati dall’iniziativa “Ti invito a teatro”, promossa dalla compagnia teatrale I Vacantusi e sostenuta dal presidente del Consiglio Comunale di Lamezia Terme Giancarlo Nicotera, con la quale si riservano agli studenti cento biglietti gratuiti per dare loro la possibilità di assistere agli spettacoli dal vivo.

Lina Latelli Nucifero

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