Crisi e comunicazione a due anni dallo scoppio dell’emergenza sanitaria: incontro con la giornalista Rosaria Talarico
4 min di letturaSono trascorsi due anni dall’inizio del primo lockdown in tutta Italia, anche se la guerra in Ucraina sembra aver fatto sparire il Covid-19 da tv e giornali
La comunicazione ha giocato un ruolo di primo piano nella gestione della crisi pandemica. Ripercorrere questo periodo che ha portato morti e sofferenza in Italia è utile per scongiurare il ripetersi in futuro degli errori che purtroppo sono stati commessi a livello istituzionale e non solo.
Di questi temi si è discusso nei giorni scorsi durante la presentazione del libro “Lo Stato in crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro”, iniziativa organizzata in collaborazione con l’ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi lametina, che analizza proprio la gestione di crisi durante la prima fase della pandemia.
Un lavoro accurato, frutto dell’impegno di 35 autori di cui una è la lametina Rosaria Talarico. Giornalista ed esperta di comunicazione, Talarico ha scritto per i maggiori quotidiani e periodici italiani, vincendo premi con inchieste e reportage. Specializzata in media training e comunicazione di crisi, ha tenuto lezioni presso prestigiose università e per l’esercito, essendo anche ufficiale della riserva selezionata. Ha lavorato inoltre nella consulenza strategica e ricoperto incarichi di portavoce ministeriale.
Nel libro ha curato i capitoli dedicati alla comunicazione istituzionale e di crisi, in particolare quella scientifica e l’impatto che ha avuto sulla popolazione. “È ancora sotto gli occhi di tutti il caos nato dal proliferare di scienziati e virologi in tv e sui social media: espertissimi nelle loro materie, ma completamente a digiuno rispetto agli effetti della comunicazione di massa” afferma Talarico. “A due anni di distanza le cose non sembrano essere migliorate, anzi”. Winston Churchill sosteneva che “non bisogna mai sprecare una buona crisi” e gli autori hanno provato a tradurre in pratica questo monito.
L’evento è stato ospitato nel Salone “S. Giovanni Paolo II” del seminario vescovile a Lamezia Terme e ne hanno discusso con l’autrice Francesco Farina, direttore dell’ufficio pastorale della salute e comunicazioni sociali della diocesi di Lamezia Terme che ha ricordato l’importanza della verità nella comunicazione, sottolineandone gli aspetti etici specie se riferiti a un ambito sensibile come quello della sanità pubblica. “Durante il suo interrogatorio Pilato domanda a Gesù“Che cos’è la verità?”.“È l’uomo qui davanti a te”, la risposta che riporta Sant’Agostino. La verità è un punto di intersezione tra scienza, filosofia e teologia e ha poco a che fare con le “post-verità” del sensazionalismo”.
Il giornalista Vinicio Leonetti ha ricordato invece l’overdose di informazioni, di news sulla pandemia che ha portato a una grande confusione, “a una infomedia come la chiamano gli autori. Rosaria racconta nel libro come Casalino usasse la pagina Facebook privata del presidente Conte invece dei profili social istituzionali della presidenza del Consiglio…Così come le conferenze stampa senza domande e la mancanza di trasparenza, che ha portato ad esempio a segretare i verbali del Cts. Il libro è riuscito a dare un quadro di questi meccanismo e colpe corali, in maniera semplice e con un linguaggio scorrevole anche per i non addetti ai lavori”.
Teresa Ruberto, referente Calabria della Fondazione Marisa Bellisario ha sottolineato le capacità empatiche e di organizzazione di cui le donne sono naturalmente dotate e che invece spesso per assenza di meritocrazia non arrivano a ricoprire i ruoli che spetterebbero loro di diritto. “Suscitare emozioni senza perdere il controllo è tipico di un vero leader. Ci avvantaggeremmo tutti di una leadership materna e inclusiva rispetto a capi che creano conflitti”.
L’incontro è stato moderato da Salvatore D’Elia, vicedirettore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi lametina che ha ricordato come la comunicazione sia alla base delle relazioni interpersonali che la pandemia ha profondamente modificato.
“Bastano 36 ore per fare il giro del mondo in aereo: un tempo inferiore al periodo di incubazione della maggior parte delle malattie trasmissibili che possono essere contratte nei vari Paesi” ha concluso Talarico. “La mobilità ha reso il mondo piccolo.Ancora meno impiegano le fake news a diffondersi (non a caso si parla di contenuti “virali”). Attraverso i social è aumentata la possibilità del singolo di diffondere anche una sciocchezza. Le notizie viaggiano rapidamente, ma purtroppo anche le fake news e lì ognuno di noi è responsabile: è un invito a fare attenzione, a perdere un secondo in più prima di condividere l’ennesima stupidaggine.Viviamo in un millennio con una quantità di informazione tale da non essere più processabile, siamo sommersi. Quello che si deve fare è selezionare ciò che è vero, da ciò che è falso. Le fake news funzionano perché sono verosimili e stimolano meccanismi psicologici naturali, talmente rapidi e istintivi da non essere mediati dalla razionalità, che è la cosa che ci contraddistingue come umani.Sarebbe il caso che a essere ben collegato fosse anche il cervello di noi tutti, comunicatori e fruitori di notizie”.
Per volontà degli autori i proventi del libro sono interamente devoluti alla Fondazione Theodora https://it.theodora.org che si occupa di far tornare il sorriso ai bambini ricoverati in ospedale.