Sequestro di orologi di noti marchi contraffatti venduti sui social
2 min di letturaIl soggetto operava esclusivamente con la consegna a mano della merce, richiedendo il pagamento della stessa in contanti
Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno sottoposto a sequestro decine di
orologi falsi, posti in vendita sul web, denunciandone il responsabile per il reato di contraffazione.
I prodotti illegali, consistenti in repliche di modelli di note case orologiere e proposti per la vendita a prezzi
nettamente inferiori agli originali, venivano pubblicizzati sui social network ed all’interno di un gruppo pubblico,
gestito dall’indagato.
Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle del Gruppo Cosenza, hanno consentito di acquisire utili elementi
all’identificazione del seller, conseguita attraverso l’analisi delle informazioni reperite sui profili social, integrate
con le risultanze derivanti dalla Dorsale Informatica della Guardia di Finanza, nuovo strumento tecnologico di
supporto alle investigazioni.
I Finanzieri hanno accertato che il soggetto, dopo il contatto con la clientela, tramite piattaforme social presenti
su internet, operava esclusivamente con la consegna a mano della merce, richiedendo il pagamento della stessa in
contanti.
Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Cosenza, i “Baschi Verdi” del Gruppo Cosenza hanno
eseguito una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del responsabile, sita in Torano Castello (CS), dove
sono stati scoperti oltre 40 orologi, certificazioni e imballaggi contraffatti.
A seguito di ulteriori approfondimenti, la posizione del soggetto è stata segnalata alla citata Autorità Giudiziaria
anche in ordine all’illecita percezione del reddito di cittadinanza, visto lo svolgimento di attività di e-commerce
illegale.
La contraffazione è un moltiplicatore d’illegalità, che alimenta i circuiti sommersi del lavoro nero, dell’evasione
fiscale, del riciclaggio e della criminalità organizzata. Le condotte illecite sono punite dal legislatore con la
reclusione fino a 6 anni, mentre per gli acquirenti è prevista l’irrogazione di una sanzione fino a € 7.000.
L’azione trasversale della Guardia di Finanza, tanto sui canali fisici che sul web, assume un valore strategico nel
disvelare non solo forme di illegalità a tutela del libero mercato e dell’economia legale, ma anche fenomeni di
indebito accesso a misure di sostegno al reddito che generano iniquità e minano la coesione sociale.