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Tra Filosofia e Sentimento: Kierkegaard e la scelta

3 min di lettura
Tra filosofia e sentimento

Esistere significa “poter scegliere”; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro. (Soren Kierkegaard)

Centrale nel pensiero del grande filosofo danese Kierkegaard, è il problema della scelta. L’uomo, in quanto singolo, in quanto  individuo, diventa ciò che è come conseguenza delle sue scelte. Non esistono regole morali, è l’individuo che crea liberamente la sua etica ed è responsabile delle sue libere scelte e delle sue azioni. L’individuo non può, del resto, fare a meno di compiere scelte, perché anche non scegliere, nella concreta situazione dell’esistenza, è in realtà una scelta.

La vita dell’uomo non segue percorsi obbligati, non è guidata dall’istinto, ma è segnata dalla possibilità di scegliere. Nell’esistenza umana nulla è necessario, tutto è possibile, per cui  l’uomo si dibatte tra i termini opposti (aut-aut) di possibili, infinite scelte.

Da ciò nasce il sentimento dell‘angoscia,  come contrappeso alla libertà di scelta di fronte all’infinità delle possibili scelte.

L’angoscia, come Kierkegaard la intende, rappresenta il  rapporto dell’io con il mondo. L’angoscia è il sentimento del possibile, la condizione esistenziale generata dalla “vertigine” della libertà, ovvero dalle infinite possibilità dell’esistenza.
L’angoscia è dunque la situazione psicologica che precede la scelta, che  l’accompagna, che non dà pace, è paralizzante e generatrice di inquietudine ma differisce dalla paura che si riferisce sempre ad un oggetto determinato, in quanto essa è strettamente connessa alla libertà dell’uomo e alla scelta che egli deve, in ogni caso, compiere, non potendo rimanere nell’incertezza senza limiti.

Nonostante ciò, ogni scelta conferisce valore alla personalità che definisce e alla vita, che in tal modo affronta se stessa. La non scelta si tradurrebbe infatti, il più delle volte, nell’eventualità di lasciare agli altri la decisione che spetta a noi o, peggio, di lasciare al caso anche gli eventi che siamo in grado di controllare   Forse allora resta questa l’unica strada da percorrere per diventare ciò che si è o che si vuole essere.

In conclusione, se  tutto è possibile, occorre fare appello al nostro senso di responsabilità, occorre sapere usare bene questi spazi di libertà e di scelta che la vita ci mette davanti, correndo incontro al nostro destino, o meglio, a ciò che abbiamo scelto di essere.

Ancora una volta, il pensiero filosofico  riesce a dare forma alle nostre riflessioni  e ai  dubbi che ci assalgono, senza dare risposte illusorie dove la certezza é una chimera, ma analizzando con grande lucidità la condizione esistenziale dell’uomo di ieri e di oggi, del  suo dover percorrere sentieri tortuosi e spesso complicati, in cerca di sé  stesso e della propria intima essenza, allo scopo di dare il giusto senso alla vita.

Ancora una volta, la nostra accettazione della vita si traduce nella lucida consapevolezza di chi sa, e cerca con fatica la strada maestra.

Illuminanti, a questo proposito, le parole del grande Paulo Coelho

A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione – e altri sceglieranno per lui. 

Paulo Coelho

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