Italexit Calabria: sosteniamo le istanze delle marinerie calabresi
3 min di letturaLa crisi economica che ha investito l’Italia tutta, dovuta a due anni di emergenza, ha acuito, ampliato e ingigantito, il malessere di un settore specifico ed importantissimo per la nostra Calabria; quello delle marinerie (Il complesso degli uomini, dei mezzi e delle attività che concorrono a costituire la potenza marittima di un paese)
Comunicato Stampa
Tante le problematiche ed i temi che riguardano, appunto, tale settore.
Partiamo dal Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca (STECF) con sede a Bruxelles, che attraverso degli studi fallati in partenza, ha emanato una serie di restrizioni ingiuste, attraverso decreti europei e poi nazionali contro tutti i pescatori italiani ed Europei.
Arriviamo poi all’enorme problematica del caro gasolio. Se non ci sarà un aiuto, tanti pescherecci saranno costretti a restare a terra, perché non sarà conveniente metterli in mare. Chiediamo, pertanto, un aiuto economico da un fondo regionale concordato con Roma, con un tetto massimo del gasolio di 60 centesimi a litro con la differenza a carico della regione o del Governo.
Passando, poi, alla problematica delle “quote Tonno” e pesce spada alla pesca artigianale. Bisogna dare la possibilità di sbarcare il tonno che abbocca all’ amo senza la famosa percentuale del 5%. Assegnare, quindi, la quota pesce spada a chi non ha alcuna quota per via del decreto del 3 giugno 2015 e ridiscutere Il comma 5 dell’art. 4.
Si potrebbe continuare, nel rivedere le assegnazioni alle barche di piccola pesca artigianale. Analizzare le problematiche delle tecniche di pesca tipo “ferrettara”, la possibilità di pescare il “cicciarello” o il “rossetto”.
In questa analisi sui problemi della pesca e delle marinerie, un posto determinante, si attribuisce alla mancata corresponsione delle royalties dal 2014. Ricordiamo, infatti, che le royalties hanno sempre costituito un sostegno importante al comparto pesca, stremato ancor più oggi dagli effetti della pandemia. Non è possibile, né ipotizzabile, che proprio chi subisce maggiormente nel proprio lavoro la presenza delle strutture a mare debba rinunziare ad un ristoro che si è dimostrato fondamentale nel corso degli anni per sostenerne l’attività.
Possiamo parlare, altresì, della problematica fondi Europei destinati alla pesca Italiana (Feampa) Flag 2021-2027, o del problema dell’inquinamento ambientale. Si può discutere dell’annoso problema della Tassa di concessione governativa e relative marche da bollo.
L’assurdità più grande si configura nel fatto che le limitazioni alla pesca rientrano in una condizione di regolamento comunitario. Nato di recente, questo ordinamento limita la pesca in maniera sostanziale, soprattutto in Italia. I crismi su cui si erge la struttura della normativa sono del tutto fallaci. Secondo questi parametri, infatti, la drastica diminuzione del fatturato del pescato nei nostri mari viene associata ad un’altrettanta sostanziale riduzione del numero di pesci nel mare. Ovviamente non è così. La fatturazione è calata per via della crisi economica. È il numero di barche nella flotta ad essere diminuito, non i pesci, per i motivi di cui sopra. Ecco spiegata la minore fatturazione.
In breve, senza tediare o annoiare nessuno, sono molteplici i problemi sulla questione pesca e marinerie. Noi di Italexit, abbiamo le idee chiare in proposito, abbiamo una visione che sia a garanzia ed a tutela dei pescatori italiani; vogliamo che tale area di lavoro ritorni ad essere primaria, che contribuisca a dar lavoro, diretto o indotto, che dia risposte serie, concrete e realizzabili.