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Calidonna: giusto intitolare sala consiliare a personaggio lametino illustre

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Teresina Calidonna

I giovani del PD, che chiedono che l’intitolazione della sala consiliare di Lamezia Terme ricordi un personaggio lametino dei tanti che sono stati protagonisti della vita della nuova città, hanno ragione, perché sono in molti ad aver contribuito a qualificare il territorio

Comunicato Stampa

Monsignor Renato Luisi, nominato il 2 giugno 1963, è il vescovo che ha evitato la soppressione della diocesi di Nicastro e l’aggregazione a quella di Catanzaro. Non solo: ha anche sostenuto il progetto della istituenda città di Lamezia Terme il cui disegno di legge fu presentato, il 29 ottobre 1963, da Arturo Perugini in Senato e da Salvatore Foderaro, il 4 novembre 1963, alla Camera. Un sostegno – quello di Monsignor Renato Luisi – che aveva lo scopo primario di preservare il prestigio storico della Diocesi, punto di riferimento spirituale di un ampio Circondario, che a sua volta contribuiva a dare consistenza istituzionale e maggiore lustro alla nascente città di Lamezia.

Infatti la proposta dell’istituzione di Lamezia Terme venne approvata con un iter accelerato tra l’ottobre ed il dicembre del 1967, con un’ampia maggioranza politica, diventando legge il 4 gennaio 1968. Grazie a questo provvedimento legislativo, Monsignor Luisi poteva proporre un nuovo ricorso contro l’accorpamento della Diocesi, proprio facendo leva sull’istituzione della nuova Città e sulle opportunità che si aprivano per tutto il territorio. La città, per avere un ruolo istituzionale centrale rispetto al vasto Circondario, doveva essere centro amministrativo ma anche ecclesiastico: una sinergia necessaria soprattutto per difendere la centralità del ruolo storico della Chiesa nell’importante hinterland. Una grande città doveva avere una grande Chiesa. Questa centralità urbana e territoriale, suffragata di fatto da una legge istitutiva di una grande città, offriva un sostanziale sostegno al ricorso, tanto che nello stesso 1968 la Diocesi riusciva a conservare l’antica autonomia.

Tutto questo per affermare che la storia – non le opinioni personali – riconosce il merito dell’azione determinate per l’istituzione della città di Lamezia Terme al senatore Arturo Perugini, che la propose energicamente ottenendo la necessaria condivisione delle forze politiche del tempo.

È chiaro che sono stati in molti che – in relazione al ruolo occupato nella società e nelle sedi istituzionali – hanno contribuito alla nascita e alla crescita della città di Lamezia e che meritano di essere ricordati, ma facendo onore alla storia ed ai contributi reali che hanno offerto alla comunità. La città nasce da un lungo dibattito, che parte da lontano (dall’anno 1927) ma la svolta del 1968 è il frutto di una forte e determinata volontà politica: quella del senatore Arturo Perugini.

In questa città ci sono molti luoghi della memoria e personalità la cui eredità va adeguatamente conservata. Ma sono in molti a constatare la distanza delle istituzioni locali rispetto ai bisogni di vicinanza: basti pensare alle condizioni delle ex delegazioni municipali, le cui sedi sono l’emblema della decadenza fisica e dell’abbandono di qualsiasi progetto di costruzione della comunità. Per non dimenticare la vicenda dell’ex Cantina sociale di Sambiase: offesa alla memoria del lavoro e del territorio.

Sono stata candidata, e prima dei non eletti, per l’attuale Consiglio Comunale nella lista Orgoglio Lamezia a sostegno del candidato sindaco civico Mascaro, ma mi pare che l’orgoglio per le molte “memorie” della nostra Città si sia ormai perso, come il buon senso.

Ma rimane il Consiglio comunale la sede per dibattere se la nascita di Lamezia sia stata determinata dalla volontà e dalla forza politica o da una volontà spirituale.

Teresina Calidonna

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