Tra Filosofia e sentimento. Zygmunt Bauman, intervista sull’identità
3 min di letturaL’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.
Zygmunt Bauman, Intervista sull’identità
Zygmunt Bauman, uno dei più importanti sociologi e pensatori del Novecento, riflette sul problema dell’identità dell’uomo all’interno del contesto sociale del tempo, di una modernità che egli stesso definisce “liquida”.
«Chi sono?», dice Bauman, è il problema della nostra epoca, problema che si avverte in special modo quando si entra in relazione con l’Altro, quando si tenta di stabilire i limiti del proprio ruolo.
La difficoltà che si incontra nella ricerca di se stessi è da attribuire ai cambiamenti continui e perpetui a cui è sottoposta la società moderna, in cui identità equivale a certezza.
Dopo anni passati a studiare l’uomo, il suo rapporto con gli altri e con sé stesso, Bauman sostiene che la società abbia addirittura perso del tutto l’atto dell’introspezione, ovvero l’atto di “scavare” dentro sé stessi alla ricerca costante del vero “io”, preferendo mostrare il proprio essere conforme agli standard sociali ma non a quelli interiori, dentro sé stessi.
In parole povere, non è importante conoscere sé stessi, l’importante è che io appaia bello, intelligente, interessante e vincente agli occhi altrui. L’unica cosa che importa è che gli altri mi cerchino, mi desiderino per ciò che appaio.
Oggi più che mai le affermazioni del grande sociologo, riescono a fotografare la condizione umana poiché questo affannarsi a “riempire” costantemente i vuoti, conferma che l’uomo non riesce a confrontarsi con se stesso e che ha un disperato bisogno di qualcuno per non sentirsi solo, un qualcuno che serve solamente ad aumentare il proprio ego, a separare l’uomo da ciò che è realmente.
L’essere umano cerca di fuggire dal proprio Io anziché ricercarlo e questo continuo fuggire non fa altro che allontanarlo dalla vita reale, dal valore delle piccole cose e soprattutto da sé stesso.
Nella società liquida nella quale viviamo, in cui tutto scorre velocemente, forse dovremmo imparare a fermarci per ripartire, a lasciare che la nostra anima ci parli, perché non serve a niente bloccare i mostri che ci portiamo dentro se non li lasciamo mai uscire. La solitudine può diventare un’ opportunità. Facciamoci questo regalo, dedichiamoci qualche momento in più, per comprenderci, capirci e apprezzarci.
“Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi.
S. Agostino