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L’esperienza del XVII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile

3 min di lettura

La fede nell’imprevedibile

comunicato stampa

Imprevedibile è una parola a cui il tempo che abitiamo ci ha educati – forse anche bruscamente – specie negli ultimi anni segnati dalla pandemia e ora dal grande conflitto che si sta consumando nella nostra Europa assieme a molti altri sparsi nel mondo.

Ciò che è imprevedibile spesso ci spaventa proprio perché sfugge al nostro controllo, va oltre ciò che avevamo pianificato, sfugge ai nostri calcoli. In questi mesi più volte abbiamo fatto i conti con il fatto che ciò che avevamo programmato, pensato, sognato è sfumato all’improvviso.

Abbiamo scoperto che anche le cose più semplici, quelle che davamo quasi per scontato, avevano un peso specifico nella nostra vita nel momento in cui “l’imprevedibile” ha fatto irruzione in maniera così evidente.

È stato proprio l’imprevedibile a fare da filo rosso nei lavori del XVII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile che si è tenuto dal 30 maggio al 2 giugno scorso a Lignano Sabbiadoro a cui ha partecipato anche una rappresentanza della nostra diocesi.

Dopo due anni di stop a causa della pandemia ci siamo ritrovati in circa quattrocento persone ad ascoltare, condividere, lasciarci provocare attorno ad un tema attuale e provocatorio: “la fede nell’imprevedibile”.

Sono state diverse le voci che ci hanno accompagnato durante le giornate di lavoro tra cui sicuramente hanno spiccato Violette Khoury che ci ha riportato la sua esperienza di vita a Nazareth dove l’imprevedibile è diventato il modo di scandire il tempo; Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta che ha lanciato delle importanti provocazioni su un’età assai affascinante e delicata come quella dell’adolescenza; Franco Nembrini, apprezzato insegnante e autore che in maniera molto viva ci ha fatto gustare uno spaccato della sua esperienza da educatore.

A fare da cornice al convegno alcuni luoghi significativi per bellezza e per la storia che custodiscono come Venezia – dove abbiamo pregato guidati dal patriarca Francesco Moraglia sotto i bellissimi mosaici di San Marco –, Aquileia e Grado custodi di una storia importante che ancora vive nell’architettura di questi luoghi e infine Gorizia dove abbiamo pregato per la pace sostando al confine con la Slovenia, un tempo luogo di scontri e conflitti, oggi punto di incontro tra Nazioni.

Le giornate sono state molto ricche ed è certamente difficile riassumerne il contenuto. Di certo possiamo sottolinearne l’importanza che hanno avuto in termini di incontro e confronto. È stato bello poter incontrare tante persone appassionate e desiderose di continuare a camminare accanto ai giovani e agli adolescenti del nostro Paese.

Se il tempo che abitiamo è il tempo dell’imprevedibile, imprevedibile sarà anche la bellezza che potrà nascere dal nostro stare insieme. In fondo, imprevedibile è anche la vita dello Spirito che “soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va” (Gv 3,8).

 

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