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Consiglieri Coa Catanzaro: scossi da minacce morte ad Antonello Talerico

3 min di lettura

Abbiamo preferito attendere un giorno. Per non essere travolti dall’onda emotiva. E per essere capaci di una riflessione più serena e più matura

Comunicato Stampa

È inutile mentire. Le minacce di morte ad Antonello Talerico ci hanno scossi. Non perché Antonello sia ogni giorno uno con noi, perché ci rappresenti, e rappresenti un pezzo importante della nostra quotidianità professionale e istituzionale.

Ma perché noi Avvocati siamo uomini, al pari degli altri. E, al pari degli altri, abbiamo paura quando ci attaccano proditoriamente e senza che ci si possa difendere con gli unici strumenti di cui disponiamo: le nostre idee.

Ecco perché avvertiamo le minacce di morte ad Antonello Talerico come minacce di morte a ciascuno di noi, a ciascun avvocato di Catanzaro, alla nostra città e, appunto, alle nostre idee.

Queste, però, a volte non bastano. E non bastano nel momento in cui l’Avvocatura sana, militante, onesta, e cioè l’Avvocatura tutta, non sia in grado di fare massa critica, non si spogli della crosta di individualismo degenere e non si faccia interprete di un superiore anelito e spirito di Colleganza.

Essere, oggi, Avvocato, essere, oggi, Avvocato a Catanzaro, in Calabria e sotto alcune latitudini è un atto di coraggio, un’impresa, un cammino controcorrente.

L’orlo del crepaccio è sempre più sottile, il bilico più impervio e ingannevole.

La sovraesposizione è una delle insidie della professione. Ma, soprattutto, alla nostra libertà, alla nostra libertà di pensiero. E se un Avvocato non è libero, non è libero il suo assistito, non è libero il Giudice che deve giudicare, la comunità in cui opera.

In questa consiliatura che volge al termine abbiamo attraversato di tutto. Arresti eccellenti, pandemia, guerra, piccole o grandi trincee in cui ciascuno dei componenti del COA si è trovato a combattere. Mancavano soltanto, e sono, invece, arrivate, le minacce di morte a uno di noi. Perché Antonello Talerico, prima di essere il Presidente degli Avvocati, è un Avvocato, uno di noi.

Forse, è giunto il momento in cui interrogarci, capirci e capire che, al netto e al di sopra degli interessi che rappresentiamo e che ci sforziamo di tutelare, c’è un gradino che dobbiamo salire insieme, senza lasciare nessuno solo o dietro.

Perché vogliamo esseri Avvocati per tendere la mano a chi ce la chiede. E senza nasconderci alle spalle di una parola che non ci è mai piaciuta e non piace: contro.

Gli Avvocati siamo per. Per i diritti, per i più deboli, per chi sbaglia. Non siamo mai contro. Neppure contro chi ci minaccia.

I consiglieri del Coa di Catanzaro

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