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Commemorazione di Lucio Ferrami, vittima della ‘ndrangheta

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Si è svolta nel giorno del 41mo anniversario della morte la commemorazione dell’imprenditore


Si è svolta questa mattina ad Acquappesa (Cs), in contrada Zaccani (bivio per S. Iorio), la commemorazione dell’imprenditore vittima della ‘ndrangheta Lucio Ferrami nel giorno del 41mo anniversario della morte, nel luogo dove avvenne l’agguato e nel quale la deposizione di una corona di fiori ne omaggia il ricordo.

Un appuntamento annuale, voluto e organizzato dall’associazione antiracket Mani Libere di Cosenza a lui intitolata, con lo scopo di diffondere un messaggio di partecipazione attiva alla cittadinanza e alle nuove generazioni.

Un incontro che ha registrato la partecipazione delle istituzioni – presenti il sindaco di Acquappesa Francesco Tripicchio e il sindaco di Cetraro Ermanno Cennamo – e dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine, che hanno mostrato appoggio e vicinanza ai familiari di Lucio Ferrami – la vedova Maria Avolio, il figlio Pierluigi, la sorella Franca Ferrami – e ai componenti dell’associazione Antiracket di Cosenza, rappresentati da Alessio Cassano e Francesco Dursi, che insieme a Maria Teresa Morano, coordinatrice regionale Antiracket, hanno sottolineato l’importanza di un momento di riflessione e condivisione, soprattutto per la presenza, anche quest’anno, di un gruppo di alunni frequentanti la 3°B dell’istituto comprensivo “G. Cistaro” di Guardia Piemontese che, accompagnati dai docenti Simona Tucci e Pietro Sellitto, hanno realizzato alcuni elaborati.

Nell’occasione è stata annunciata una collaborazione anche con il liceo artistico di Cetraro guidato da Graziano Di Pasqua, per la quale un gruppo di allievi sta realizzando un mosaico a tema sotto la direzione del prof Salvatore Abbate.

“Ogni anno siamo orgogliosamente qui – ha esordito Maria Teresa Morano – e siamo contenti che da luogo dimenticato, com’è stato per trent’anni, sia diventato un posto dove ci si incontra, si parla e si ricorda. Perché la memoria è ciò che siamo”.

“Il caso di Lucio Ferrami – ha dichiarato Alessio Cassano – è la testimonianza che quarant’anni fa, quando si denunciava, si rimaneva da soli. Oggi chi denuncia trova un’associazione forte, che assiste e sostiene le vittime in tutte le fasi”.

“Un’occasione di conversione per tutti” secondo don Ennio Stamile, in rappresentanza dell’associazione Libera. “Lucio Ferrami è morto per difendere la sua libertà, la sua dignità e il suo lavoro. Diritti fondamentali, presenti nella Costituzione, che non possono essere calpestati”. “La pace – ha aggiunto – si costruisce su libertà, verità, giustizia e solidarietà e ognuno di noi ha il diritto di esercitare la sovranità che ci conferisce la carta costituzionale”.

“Per anni siamo stati vittime di una distorsione culturale – ha affermato il viceprefetto dott. Osvaldo Caccuri – per cui nelle mafie si è parlato di rispetto e di uomini d’onore. Pensando a ciò che è successo qui quarant’anni fa ci rendiamo conto che non c’è alcun onore, né azione meritevole o valore nell’agire in gruppo contro un uomo solo. Per ciò che rappresenta ci inchiniamo a Lucio Ferrami, il cui gesto ha avuto come conseguenza la nascita di un’associazione Antiracket con la sua azione di contrasto e resistenza al crimine vigliacco e parassitario”.

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