7 giugno 1926: Antoni Gaudí viene investito da un tram. Morirà tre giorni dopo
2 min di letturaEra il 7 giugno 1926 quando Antoni Gaudí y Cornet, uno dei più geniali innovatori dell’architettura moderna, in giro per la sua Barcellona, diretto verso la chiesa di San Felipe Neri, in un attimo di fatale distrazione veniva tragicamente investito da un tram.. L’architetto spagnolo, molto credente e assiduo frequentatore della chiesa situata nel quartiere gotico della città catalana, riverso a terra, sulla Gran Vía de las Cortes Catalanas, non fu soccorso immediatamente in quanto scambiato per un vagabondo a causa dei vestiti logori e consumati che indossava. Dopo alcuni lunghi istanti, qualcuno si avvicinò a quel corpo inerte ma non ne riconobbe il volto a causa dello stato pietoso in cui era stato ridotto dal violento impatto con il mezzo pubblico. Fu trasportato all’Ospedale della Santa Croce, una sorta di ospizio per mendicanti. Senza più sensi, Gaudí fu riconosciuto, casualmente, proprio dal cappellano della sua Sagrada Familia, quarantotto ore prima di morire, il 10 giugno, poche settimane prima di compiere 74 anni.
Al suo funerale parteciparono migliaia di persone. L’architetto di Dio, soprannominato così per la sua grande maestria e fede cattolica, fu sepolto nella cripta della sua Sagrada Familia dove aveva vissuto, praticamente da eremita, gli ultimi anni della sua vita, intento a proseguirne i lavori. A partire dal 1984, l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’umanità sette delle opere del più grande esponente del modernismo catalano. Fra queste la magnifica e già citata basilica della Sagrada Familia, opera magna di Gaudí iniziata nel 1882, ma rimasta incompiuta.
La belleza es el resplandor de la verdad, y como que el arte es belleza, sin verdad no hay arte. La bellezza è lo splendore della verità, e come l’arte è bellezza, senza la verità non c’è arte. Questa una delle frasi più famose di un artista, la cui enorme genialità e il cui potenziale, considerati troppo complessi e particolari per la cultura classica europea, non furono mai pienamente compresi e apprezzati se non alcuni decenni dopo la sua morte.
Antonio Pagliuso