Ucraina: studenti in piazza, soldi a scuola non alla guerra
2 min di letturaCorteo a Cosenza, invio armi non fa altro che alimentare conflitto
COSENZA. Corteo studentesco, stamani, a Cosenza, contro la guerra ad un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina.
“La manifestazione di oggi – è scritto in una nota degli studenti – si vuole esprimere contro la guerra in corso e contro il coinvolgimento italiano in questo conflitto: il prezzo di questa politica lo pagano in primo luogo i popoli direttamente coinvolti e in secondo luogo noi, con l’aumento dei prezzi e con i tagli alla spesa sociale.
Comparando il bilancio del 2020 con la prospettiva di bilancio entro il 2024, il governo Meloni prevede di aumentare la spesa militare e in armamenti di circa 10 miliardi di euro, passando dal 1.4% al 2.0% del Pil previsto in un totale di 4 anni. Dall’altra parte assistiamo al calo della spesa per il settore scolastico, che già è tra le spese percentuali sul PIL più basse d’Europa, che segnala un taglio pari a 2.5 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022. Ogni centesimo dato alla guerra è un centesimo tolto alle nostre scuole”.
Per gli studenti, tagliare soldi alla scuola significa “peggiorare la già allarmante situazione dell’edilizia scolastica. Il 47% delle scuole italiane non ha il certificato di collaudo statico, il 54% non ha il certificato di agibilità, circa 2000 istituti contengono ancora amianto e si conta mediamente un crollo ogni tre giorni”.
Inoltre, sostengono i ragazzi, “il costante invio di armi non fa altro che alimentare il conflitto in Ucraina che paghiamo con l’aumento dei prezzi e con i tagli all’istruzione mentre il popolo ucraino continua a subire una guerra brutale nel proprio paese”.
“Gli studenti e le studentesse cosentine – si legge nella nota della federazione cosentina del Fronte della Gioventù Comunista- stamattina scendendo in piazza hanno voluto ribadire la loro contrarietà alla guerra imperialista. Contro ogni coinvolgimento del nostro paese nella guerra che causa solo morte e devastazione, siamo in piazza per rivendicare maggiori finanziamenti all’istruzione pubblica e alla ricerca. Per una scuola realmente pubblica, gratuita ed accessibile a tutti.
Soldi alla scuola e non alla guerra!”. (ANSA).