“Infinito. L’universo di Luigi Ghirri” in doppia proiezione al TIP Teatro
2 min di letturaContinua la rassegna cinematografica TIP Movies al TIP Teatro; questo sabato 8 aprile, sempre in doppia proiezione 18:00 – 21:00, e in una speciale collaborazione con il collettivo artistico Effe Collective, grande attesa per la proiezione di “Infinito. L’universo di Luigi Ghirri”
Dalle 19:00 aperto il Bistrot del TIP. Prenotazioni aperte contattando sui canali social Effe Collective o il TIP Teatro, oppure allo 0968521622 o su info@scenarivisibili.it
Partendo dai suoi scritti, il documentario ripercorre le tappe cruciali della vita di Luigi Ghirri, definito dalla critica come uno dei maggiori e più influenti fotografi italiani del Novecento.
Sarà un viaggio nei luoghi della provincia, uno studio di terre, acqua, colline, orizzonti infiniti. Sarà una ricerca sul suo lavoro fotografico, concepito non in termini di singola immagine, ma come un alfabeto in cui ogni immagine esiste solo grazie alle altre. Luigi Ghirri nasce a Scandiano in provincia di Reggio Emilia nel Gennaio del 1943. Trascorre la sua infanzia nelle campagne emiliane dove vivrà fino a 18 anni.
Gli anni della giovinezza sono contraddistinti da un crescente interesse al mondo delle immagini, a quel tempo disponibili tramite “cinema itineranti” o libri illustrati. Nel ’60 si trasferirà a Modena dove lavorerà per un’agenzia immobiliare, intanto la sua curiosità è in continua crescita, divorerà un libro dopo l’altro, arrivando poi alla fotografia come mezzo di espressione.
Un percorso che inizia nel ’69 e che procederà lentamente. Ghirri era in realtà uno studioso delle forme e della semplicità, gli elementi fondamentali su cui si costruisce la realtà. Questa semplicità, aiutata da un ricercato minimalismo e dalla purezza delle immagini alimenta un senso di libertà che mira a trascendere la forma ed invita alla riflessione metafisica o filosofica. Il paesaggio visto attraverso i suoi occhi assume connotati nebulosi, i bordi delle figure si fanno quasi eterei e sfumati, i soggetti sono lontani e la percezione del vuoto diventa spesso l’elemento più invadente.