Fronte Comunista: assemblea svolta a Tropea segna svolta importante
5 min di letturaL’assemblea pubblica sull’ospedale di Tropea e lo stato dei consultori familiari nella provincia di Vibo Valentia
Comunicato Stampa
L’assemblea svolta il 30 aprile a S. Domenica di Ricadi, sul depauperamento dell’ospedale di Tropea, segna una svolta importante per due motivi: la partecipazione di realtà sociali provenienti da diverse province, a superare la deleteria tendenza campanilistica della regione (oltre il comitato tropeano, erano presenti le attiviste di Cittadinanza Attiva di Vibo Valentia, i sindacalisti di Usb sanità di Catanzaro, i militanti del comitato per la riapertura dell’ospedale di Oppido Mamertina, eccetera) e il fatto che tutte queste realtà abbiano riconosciuto i due problemi strutturali che attanagliano il servizio sanitario pubblico e che noi denunciamo da anni: i tagli lineari al Fondo Sanitario (con il loro tradursi nel piano di rientro sanitario in Calabria) e l’ingerenza della sanità privata nel diritto alla salute.
La lotta per il buon funzionamento dei consultori familiari
Abbiamo preso convintamente parte a questa assemblea pubblica, e alla rete di lotta che si costituirà, anche per fare presente i primi dati dell’importantissima inchiesta a carattere regionale sui consultori familiari che stiamo portando avanti con altre realtà sociali (tra cui Non Una di Meno e Potere al Popolo). Quello del consultorio familiare, come sappiamo, è un istituto frutto delle lotte politiche degli anni Settanta, che condussero per la prima volta ad un’accettabile applicazione pratica delle norme Costituzionali. Il consultorio, per le sue caratteristiche di prossimità e di interdisciplinarità, può prendere in carico la salute delle donne e delle coppie ed occuparsi del loro benessere in maniera inclusiva e a 360 gradi: in consultorio non si paga (o non si dovrebbe pagare) il ticket, perché esso è (o dovrebbe essere) gratuito e accessibile a tutti, non è (o non dovrebbe essere) obbligatoria la prenotazione, ci si può (o ci si potrebbe) andare anche solo per chiedere un consiglio su una pillola con una ginecologa ad ascoltare e guidare una persona anche per un’ora di tempo, a differenza di quanto avviene in un ambulatorio. Oltre alla presenza fissa di un’ostetrica, un ginecologo, uno psicologo e un assistente sociale sarebbe generalmente preferibile ci siano un infermiere, il pedagogista, l’educatore sanitario. Oggi, per via dell’esistenza degli obiettori di coscienza (il 67,6% dei ginecologi in servizio in Calabria è obiettore) e del conflitto di interesse con il profitto privato (i consultori sono stati praticamente sostituiti dalle cliniche private della fertilità, proliferate negli ultimi anni) questa istituzione rischia di scomparire gradualmente.
I dati dell’inchiesta
La situazione nella provincia di Vibo Valentia, per quanto riguarda i consultori familiari, risulta molto deficitaria e il problema principale è proprio il mancato turnover del personale, che rende impossibile garantire tutti i servizi che sarebbero competenza di un consultorio. Proprio su Tropea, ad esempio, la nostra inchiesta rivela come, nonostante i locali del consultorio (al piano terra del nosocomio cittadino) siano idonei e presentino, anzi, l’unico colposcopio nei consultori della provincia (a Vibo Valentia e a Serra San Bruno non c’è), l’ostetrica e l’assistente sociale si trovano a lavorare da sole, non c’è più una psicologa, la ginecologa è presente a lavorare solo come specialista e non tutti i giorni ma solo il mercoledì e il giovedì, e alle sue visite vi si accede quindi solo con prenotazione. Se un elemento del personale si assenta l’intero servizio è bloccato. Lo staff è già prossimo alla pensione e, come dichiarano delle utenti del consultorio stesso e anche parte del personale, «senza qualcuno di più giovane non si possono fare progetti nelle scuole e i professionisti si trovano a lavorare da soli, non si può fare neanche una collaborazione tra i consultori vista la distanza tra i poli, come impossibile risulta anche organizzare uno spazio specifico per le donne immigrate e per le soggettività lgbtqai+».
La situazione è ancora più drammatica nel consultorio di Serra San Bruno, nel quale si trova a lavorare soltanto un’ostetrica e, per questo, si effettuano solo le seguenti prestazioni: corsi di preparazione al parto, assistenza al puerperio, promozione dell’allattamento al seno e Pap test. Inoltre, come spiegano le utenti del consultorio «è previsto uno spazio giovani per rispondere alle problematiche sessuali e psicologiche ma al momento, a causa dell’ingiustificata assenza delle assistenti sociali, non può essere garantito; non è possibile fare programmazione nelle scuole e progetti di integrazione sociale per la mancanza di personale dedicato, per lo stesso motivo sono previste forme di sostegno post interruzione volontaria di gravidanza ma non sono garantite, come non è garantito il rilascio di certificati di gravidanza e di gravidanza a rischio. Infine, la strumentazione è stata arbitrariamente spostata al distretto sanitario». A questo va aggiunto che la prescrizione degli anticoncezionali, altra prerogativa dei consultori, è sempre fatta dal medico, al momento assente dal consultorio di Serra San Bruno. Per gli stessi motivi, come nel consultorio di Tropea, risulta organizzare spazi specifici per le donne immigrate e per le soggettività lgbtqai+.
Il piano di rientro sanitario e la fuga dei professionisti dal settore pubblico verso il privato rendono impossibile, in maniera evidente da questi dati, un vero funzionamento dei consultori familiari soprattutto nelle zone “periferiche” della provincia e della regione. L’interruzione volontaria di gravidanza, la possibilità di fare ecografie e di avere sostegno psicologico sono sempre più riservate, nel nostro territorio, a chi dispone dei mezzi economici e dei contatti sociali necessari a garantirsi una visita in uno studio privato o in un’altra regione. Anche per questo, risulta evidente che l’unica classe sociale che può realisticamente lottare per il pieno ripristino della funzionalità di questi enti è quella composta da lavoratori e altri ceti popolari.
Fronte Comunista – Calabria