Ancora (amore), il nuovo singolo del cantautore Vincenzo Pettinato
6 min di letturaNel 2021 il lametino Vincenzo Pettinato esordisce con il primo singolo Una volta nella vita che darà il via ad una serie di pubblicazioni nel corso degli ultimi due anni fino ad arrivare ad Ancora (amore), in uscita venerdì 9 giugno 2023, sempre accompagnato da Dissonanze Studios per la produzione.
Ventitré anni, la maggior parte dei quali passati insieme alla musica; ascoltata, vista, studiata, suonata e composta. Con un piede saldo nel presente e un occhio timido ma speranzoso sul futuro ci racconta ciò che è ora e quello che vorrà essere, e del suo ultimo singolo.
Link per il presave: https://bfan.link/ancora-amore
Un nuovo singolo, Ancora (amore), che arriva dopo diversi altri pubblicati dal 2021 ad oggi. È il preludio di un disco o preferisci quest’altro tipo di percorso?
Parlare di un disco credo sia ancora un po’ affrettata come idea, al momento preferisco concentrarmi sui singoli cercando di esprimermi al massimo in ognuno di loro. Ogni singolo porta con se un messaggio, suoni diversi e stati d’animo diversi, che li rendono unici e speciali.
Una canzone che racconta un amore forte, sentito ma sembra quasi non corrisposto. È autobiografico?
I miei testi sono tutti autobiografici, ma cerco di pesare il personale con il generico. Solitamente metto il 50% della mia esperienza personale di vita, cose accadute, amori non corrisposti o delusioni amorose, ed il restante 50% cerco di mantenerlo neutro e familiare a tutti gli ascoltatori. Voglio che i miei testi possano essere ascoltati e sentiti dall’anima, voglio trasmettere messaggi comuni e voglio arrivare alle persone nel miglior modo possibile. Ad oggi credo di essere riuscito in questo mio obiettivo.
Hai 23 anni, sei giovanissimo e hai già pubblicato tanto. Anche se è un progetto solista hai sempre collaborato con artisti diversi e di diverse età. Ci racconti un po’ le varie esperienze?
Ho avuto modo di collaborare con vari artisti della mia città, in contesti sempre diversi. Uno dei tanti è stato un progetto (mi piace definirlo così perché l’ho vissuto come tale, non come una semplice serata) avviato dallo studio in cui lavoro, DISSONANZEstudios, chiamato “Shuffle”, grazie al quale ho avuto l’occasione di realizzare duetti con vari artisti lametini, creando l’atmosfera di “scambio musicale” che amo tanto. Riuscire a collaborare, confrontarsi tecnicamente ma soprattutto a condividere emozioni è la cosa che mi rende sempre più fiero nel fare questo lavoro, perché la musica non viaggia in autonomia su un solo binario, bensì riesce a sterzare e ad accostarsi a persone e generi diversi, e la MIA musica sarà sempre così.
Nei tuoi lavori c’è tanto del passato musicale, il brano Segno Gemelli nel titolo riporta subito alla mente Sotto il segno dei pesci di Venditti (1978), mentre quest’ultimo singolo ricorda molto la dance anni 90, mi viene in mente subito Show Me Love di Robin S. Ma il tuo stile poi è chiaramente vicino a quella che è la musica contemporanea. Quanto tempo passi ad ascoltare ed assorbire musica?
Per me la musica occupa il 90% delle mie giornate. Non c’è un momento in cui non pensi alla musica, non canti o semplicemente mormori una canzone. Per me è così, sin da piccolo, sono sempre stato sicuro di questo percorso, mi sono sempre posto degli obiettivi (tanti dei quali ho già raggiunto) e ho sempre posto la musica prima di ogni cosa. Sembrerà una frase fatta ma io mi nutro di musica. Spazio tra tantissimi generi, ascolto canzoni da ogni parte del mondo perché mi piace conoscere i vari stili, le varie armonie e strumentazioni tipiche di ogni luogo. Considero la musica come un “posto sicuro” nel quale riesco ad essere me stesso a 360°, senza sentire il peso della quotidianità e della routine.
Ma c’è anche tanto studio tecnico dietro.
Alla base di qualsiasi lavoro fatto bene c’è sempre dello studio dietro. Da due anni sono completamente nelle mani del mio attuale docente, Marco Losardo, con il quale sin da subito si è instaurato un feeling pazzesco che riesce a motivare ogni lezione. Questa è una cosa fondamentale, ovvero riuscire a creare alchimia con chi ci insegna. Così facendo tutto risulterà più semplice e di veloce comprensione. So di aver raggiunto dei traguardi tecnici in pochissimo tempo, magari un’altra persona avrebbe impiegato anni, ma per me non è stato così. Sarà anche merito dell’impegno e della costanza che metto nel canto, perché per me l’impegno è una prerogativa essenziale. Senza di esso non si raggiunge nessuna tappa.
Si parla tanto, oggi, di quanto la musica si possa fare in cameretta con un computer ed un microfono, ma la maggior parte non sa che non è proprio così. Cosa significa lavorare in un vero studio di registrazione e produzione?
L’approccio con lo studio di registrazione riesce a far capire quanto lavoro ci sia dietro un brano di 2:30 minuti. Ci sono ore, giorni di lavoro, apparecchiature che fanno balzare i suoni da un computer all’altro. Ormai la maggior parte dei giovani crede che registrare in camera con un microfono e un paio di cuffie sia il massimo, ma non è assolutamente così. In studio c’è un costante scambio di consigli, opinioni, ci sono una moltitudine di aspetti che vanno corretti man mano che si registra. Anche un semplice sorriso mente si canta può cambiare il senso della canzone, ed è per questo che sotto l’occhio ma soprattutto l’orecchio vigile di chi sta con me in studio, tante cose vengono corrette e sistemate nei dettagli. Poi durante una sessione di registrazione sono tanti i momenti di serietà quanto di divertimento, perché la musica è questo, è sapersi divertire mantenendo serietà.
Tante tue esibizioni in eventi importanti ma un tuo concerto o un tour, solo tuo, come te lo immagini?
Parlare di un concerto o addirittura di un tour da singolo è un argomento che mi fomenta tanto. È il mio desiderio riuscire a realizzare anche un concerto da singolo che sia gremito di pubblico. Di certo proporrei, oltre i miei inediti, tante cover e riarrangiamenti di grandi brani in chiave magari più moderna, per omaggiare artisti presenti e passati, internazionali e non, perché credo che la musica sia anche questo, omaggiare chi ci ha spianato la strada, chi ha lottato per garantirci molte cose che oggi diamo per scontato.
Un consiglio a chi alla tua età ha voglia di fare musica ma magari è spaventato?
L’unico consiglio che posso dare è quello di aspettare il momento giusto. Sembra chissà che concetto astratto, ma non è così, perché il momento giusto è dettato dall’esigenza di voler fare musica. Non si fa musica solo per rendere felici mamma e papà, ma si fa musica per appagare se stessi. Arriverà il giorno in cui sentirete un clic nella vostra testa e non saprete più come contenere questa irrefrenabile necessità di realizzare un inedito. Perché la musica è necessità, è voglia di esprimere un concetto che non si è capaci di esternare a parole, bensì in musica. C’è sempre uno spazio per chi ha voglia di fare, bisogna solo sapere quando occuparlo e soprattutto se lo si occupa per una soddisfazione personale o solo per soddisfare gli altri, in tal caso forse è meglio lasciare ancora quello spazio libero e attendere il momento esatto per rivendicarlo.
Renato Failla