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Cgil, bocciata la proposta di fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero

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“Riteniamo che le azioni riformiste debbano essere democratiche e, quindi, provenire dal basso dei territori e non dall’alto delle maggioranze politiche”

Comunicato Stampa

Siamo stati uditi dalla Commissione Regionale Affari Istituzionali dove abbiamo espresso il nostro dissenso alla proposta di legge regionale che prevede la fusione di Rende, Cosenza e Castrolibero, per ragioni di metodo e di merito.

Quanto al metodo, riteniamo che le azioni riformiste debbano essere democratiche e, quindi, provenire dal basso dei territori e non dall’alto delle maggioranze politiche.

Una procedura che sacrifica il passaggio delle delibere comunali e si avvale di un Referendum solo consultivo, per quanto formalmente legittima, è politicamente inopportuna e autoritaria, in quanto non partecipata, ma imposta.

La proposta di legge esclude, inoltre, dalla fusione altri Comuni, di fatto già integrati nell’area urbana, e confina la fusione al Nord, marginalizzando il Sud del territorio.

Nel merito abbiamo rilevato che mancano gli esiti di uno studio di fattibilità da cui evincere i vantaggi che deriverebbero ai cittadini in termini di: valorizzazione dei servizi pubblici, quali scuola, sanità, emergenza abitativa, viabilità, riassetto idrogeologico del territorio, sgravio degli oneri fiscali, valorizzazione dei patrimoni storici e culturali, miglioramento delle condizioni di lavoro e di sostegno alle famiglie.

Manca una strategia finanziaria sullo sviluppo delle municipalità e sulla destinazione dei fondi in arrivo. Il tutto in un contesto già molto delicato, poiché alcuni dei Comuni sono interessati da dissesto e commissariamento.

Non sono noti indicatori determinanti quali: il calo demografico, le potenzialità di riscossione, le passività di bilancio.

Manca infine un piano annuale delle fusioni con cui la Regione enuncia l’assetto organizzativo del territorio.

Pertanto, se questa proposta diventasse legge si creerebbe un precedente, a partire dal quale qualsiasi maggioranza potrebbe avviare fusioni non programmate per ragioni di mero controllo politico. Abbiano detto, quindi: ‘Così No’. Diciamo, invece, un chiaro SI a un processo di integrazione dell’area urbana, che, solo partendo dal protagonismo dei cittadini, può costituire una prospettiva di crescita.

La Calabria è una terra di emigrazione, di lavoro sommerso, precario e povero, in cui non esiste il diritto alla salute. Ogni riforma per definirsi tale deve rispondere innanzi tutte a queste urgenze e deve avere come obiettivo l’infrastruttura sociale del territorio.

Saremo quindi impegnati in un processo di unificazione democratico, moderno e sostenibile, che valorizzi i servizi pubblici e le parti più fragili e marginali della comunità.

 

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